PUBBLICITÁ

Tre giorni di dibattito internazionale a Roma

La cultura nelle città come antidoto alla pandemia, una "Carta" per i sindaci

Come fare sì che gli investimenti per la cultura (vedi fondi Ue) non restino confinati alla teoria? Come rendere la cultura parte della vita delle città?

Marianna Rizzini

Gli amministratori locali di quaranta città del mondo a confronto su un documento comune che possa rappresentare una traccia e "uno strumento di lavoro. Parla Emilia Saiz, segretario generale di United Cities and Local governments. I suggerimenti dalle grandi città europee e americane, il ruolo di Roma Capitale

PUBBLICITÁ

Indicare le priorità su fondi Ue e riforme: il ministro della Cultura Dario Franceschini, intervistato da Repubblica, si è augurato di vedere nascere, sul tema del “come investire” le risorse in arrivo da Bruxelles, una nuova stagione di dialogo maggioranza-opposizione. Intanto, sul territorio, due priorità legate alla gestione dell’emergenza e del dopo-emergenza si impongono in iniziative, convegni e lettere aperte: la scuola, che sabato scorso è stata al centro della manifestazione in Piazza del Popolo, e la cultura. Ma come fare sì che la cultura non resti un contenitore astratto o troppo indefinito per potere permettere un vero investimento mirato dei fondi europei, in un momento in cui il tema dell’“usare i fondi lungo poche linee guida certe” è asse portante della discussione nel governo (e anche nell’Assemblea annuale di Confindustria)?

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Indicare le priorità su fondi Ue e riforme: il ministro della Cultura Dario Franceschini, intervistato da Repubblica, si è augurato di vedere nascere, sul tema del “come investire” le risorse in arrivo da Bruxelles, una nuova stagione di dialogo maggioranza-opposizione. Intanto, sul territorio, due priorità legate alla gestione dell’emergenza e del dopo-emergenza si impongono in iniziative, convegni e lettere aperte: la scuola, che sabato scorso è stata al centro della manifestazione in Piazza del Popolo, e la cultura. Ma come fare sì che la cultura non resti un contenitore astratto o troppo indefinito per potere permettere un vero investimento mirato dei fondi europei, in un momento in cui il tema dell’“usare i fondi lungo poche linee guida certe” è asse portante della discussione nel governo (e anche nell’Assemblea annuale di Confindustria)?

PUBBLICITÁ

 

Anche per evitare l’effetto “tutto e niente”, a Roma, da domani al 3 ottobre, negli spazi del Macro (e on line), si cercherà, in una tre giorni di lavori internazionali, di mettere a fuoco un’agenda di “priorità culturali”, in particolare per le città, in un confronto con sindaci di tutto il mondo. “Portare il diritto alla cultura al centro della scena politica e sociale”, questo è l’obiettivo delle giornate di dibattito che culmineranno nella presentazione di quella che è stata chiamata la “Carta di Roma”, documento promosso dalla Commissione Cultura di United Cities and Local Governments (Uclg) e da Roma Capitale (vicesindaco Luca Bergamo).

 

PUBBLICITÁ

L’idea ha cominciato a viaggiare per via telematica durante i mesi del lockdown, con un’adesione spontanea di oltre quaranta città in tutto il mondo, con l’idea di dare attuazione all’articolo 27 della Dichiarazione universale dei Diritti umani sul diritto alla cultura, portando l’argomento della democratizzazione della cultura stessa al di fuori dell’ambito teorico. Il dibattito ruoterà attorno ad alcuni interrogativi: può la vita culturale affermarsi come condizione necessaria e fondamentale per una società equa e coesa? Come si può superare o almeno neutralizzare l’impatto della pandemia sulla vita culturale delle città? Cercheranno di rispondere i rappresentanti di città simbolo come Barcellona, Bilbao, Bruxelles, Bogotá, Ginevra, Smirne, Lisbona, Medellin, Rabat o Washington, con il contributo di esponenti del mondo culturale, politico e imprenditoriale italiano e internazionale, con l’obiettivo di enucleare un’agenda di punti essenziali: allargamento delle possibilità di fruizione, mecenatismo, partecipazione culturale attiva e superamento degli ostacoli in direzione di realtà urbane inclusive. La Carta si vuole porre insomma come “strumento”, traducibile facilmente in azione per i governi locali, istituzioni e terzo settore. “Lavorare alla Carta di Roma è stato entusiasmante”, dice Emilia Saiz, segretario generale dell’Uclg. L’iniziativa, spiega al Foglio, “nasce dalla riflessione sul ruolo della cultura nei processi di sviluppo. Abbiamo sempre pensato che la cultura sia una dimensione fondamentale ed essenziale allo sviluppo. Siamo stati la prima organizzazione globale ad adottare, dieci anni fa, una visione di questo tipo, con la cultura come pilastro dello sviluppo sostenibile, visione condivisa da molti leader locali”. 

 
Poi c’è un elemento legato alla congiuntura, dice Saiz: “Dopo lo scoppio della pandemia, abbiamo visto intensificarsi ovunque un enorme bisogno di cultura – bisogno di condividere contenuti, di sentirsi comunità, di discutere e rinnovare l’impegno per il patrimonio culturale. Per questo abbiamo individuato la cultura come ‘antidoto’ alla crisi nel nostro decalogo per l’epoca post Covid. E speriamo che questa Carta venga usata nel mondo come ‘ispirazione’, e considerata una pietra miliare nell’individuazione di obiettivi per lo sviluppo. Per questo accogliamo con entusiasmo l’idea di scrivere un documento che abbia come punto centrale il diritto di partecipare alla vita culturale”. Resta il problema del come investire i fondi europei in arrivo, e durante i lavori della conferenza internazionale se ne discuterà.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ