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La maleducazione fa audience, ma di chi è la colpa?

Cosa si rischia quando in tv si taglia la formalità. I casi Berlinguer e De Gregorio

Simonetta Sciandivasci

Abbiamo sacrificato la formalità sull'altare della confidenzialità, in nome dell'engagement e dell'audience. Ma ci serve un galateo, prima che la maleducazione finisca col fiancheggiare e quindi sminuire qualsiasi crimine

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La ragione per la quale la formalità è bella, anche se a volte infreddolisce gli animi e inibisce gli estri, è che preserva dalle brutte figure, le gaffe, le peggiori intenzioni, i peggiori istinti, i vaffa. Dallo sbraco, che in un ormai irreversibile processo di semplificazione e ibridazione di tutto, facciamo coincidere con la libertà. O forse ci sembra bella, non come è bello un tondo grande come il mondo ma come è bello un miraggio, perché questo è la formalità per noi che viviamo in regime di confidenzialità, che abbiamo fortemente voluto, ignari della catastrofe che avrebbe comportato. Una catastrofe che va in scena ogni giorno da anni, per strada, a lavoro, al supermercato, sui social network, in televisione – qui viene persino incalzata, promossa, auspicata perché frutta schei e seguaci: fa engagement e fa audience.

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La ragione per la quale la formalità è bella, anche se a volte infreddolisce gli animi e inibisce gli estri, è che preserva dalle brutte figure, le gaffe, le peggiori intenzioni, i peggiori istinti, i vaffa. Dallo sbraco, che in un ormai irreversibile processo di semplificazione e ibridazione di tutto, facciamo coincidere con la libertà. O forse ci sembra bella, non come è bello un tondo grande come il mondo ma come è bello un miraggio, perché questo è la formalità per noi che viviamo in regime di confidenzialità, che abbiamo fortemente voluto, ignari della catastrofe che avrebbe comportato. Una catastrofe che va in scena ogni giorno da anni, per strada, a lavoro, al supermercato, sui social network, in televisione – qui viene persino incalzata, promossa, auspicata perché frutta schei e seguaci: fa engagement e fa audience.

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Martedì sera, praticamente in contemporanea, mentre Mauro Corona su Rai3 dava della gallina a Bianca Berlinguer, intimandole di star zitta e lasciarlo parlare, perché altrimenti avrebbe abbandonato il programma, su La7 Concita De Gregorio chiedeva a Sallusti di chiamarla per cognome, dal momento che stava chiamando tutti gli altri colleghi presenti in studio per cognome, sentendosi rispondere da lui “Cara professoressa dimenticavo che non vuoi mischiarti con gli ignoranti” e da Floris “L’accusa è di sessismo, ma credo che sia per una maggiore affabilità”.

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Evitiamo di guardare la cosa con la lente del femminismo per alcune ragioni. La prima sta in quello che Ritanna Armeni ha raccontato ad Annalena Benini su questo giornale, ricordando Rossana Rossanda: “Lei non voleva che il femminismo diventasse un pretesto per non occuparci delle grandi idee della rivoluzione”. La seconda sta nel fatto che, sebbene meno frequentemente, vengono insigniti di indiscriminati e generici tu anche gli uomini (quando siete in fila al supermercato fateci caso: a nessun cassiere viene dato del lei). La terza sta nel fatto che bisognerà pure farsi furbe ed evitare di inflazionare il sessismo, non solo perché se tutto è sessismo niente è sessismo ma pure per non dare modo al commentatore medio di ravvisare una questione di principio in quella che, invece, è una questione di metodo. Di forma, appunto.

 

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Corona dà della gallina a Berlinguer perché è un sessista? Forse. Ma, prima ancora, lo fa perché è un maleducato. La sua maleducazione fa audience, ed è incentivata così come è incentivato il tono confidenziale con il quale lui si rivolge alla conduttrice. Lo sketch di Bianca e Mauro va in scena in ogni puntata: talvolta inscena un litigio, talaltra uno scherzoso corteggiamento. Berlinguer gioca con Corona durante il programma e viceversa (lui le scrive delle poesie, la chiama Bianchina). Non è la prima volta che C esagera e B glielo fa notare e l’uno minaccia l’altro. Non è la prima volta che diventa evidente che nessuno dei due può fare a meno del giochino, per quanto impazzito sia.

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Martedì è stato chiaro di nuovo che Bianca Berlinguer non può chiedere a Corona di contenersi perché è responsabile in prima persona della sua esondazione, senza la quale, per assurdo che possa sembrare, il programma soffrirebbe (anche se chissà, magari si potrebbe fare una prova e vedere se gli spettatori calano in assenza di Corona che sbraca: magari finisce come in quel cinema di Bologna, quando invertirono primo e secondo tempo di un film di Malik e nessuno se ne accorse). A De Gregorio è stato contestato di essersi sempre fatta chiamare Concita, di avere una rubrica che porta il suo nome, di aver voluto istruire con il pubblico un rapporto confidenziale e di non poter, quindi, pretendere un cambio di registro. Anche nel suo caso, le viene fatta pagare una scelta precisa, un modo in cui è andata incontro agli altri. Le viene detto, forse con grossolanità: hai abolito la formalità tu per prima, cosa pretendi ora?

 

       

Ecco perché è urgente ripristinare quella formalità: così, in un colpo solo, terremo a bada maleducati, sessisti, classisti, maschilisti, femministi, furbacchioni, fessacchiotti. Non siamo capaci di autoregolamentazione: ci serve un galateo che sia appendice del codice civile, prima che la maleducazione finisca col fiancheggiare e quindi sminuire qualsiasi crimine, culturale o non culturale che sia.

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