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“Oblomov” è un paradosso di romanzo

Mariarosa Mancuso

Il Comma 22 in materia di romanzo. L'opera di Ivan Goncčarov racconta la vita di un pigro, ma il lettore pigro verrà sopraffatto solo a vedere il numero delle pagine. Si può decidere di farselo leggere, come una favola

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Anche i romanzi hanno il loro Comma 22, il loro paradosso, il loro “chi è pazzo può evitare le missioni di volo, ma chi vuole evitare le missioni di volo non è pazzo”. Era un romanzo di Joseph Heller, scritto nel 1961. Il film di Mike Nichols è del 1970. Ultima arrivata la miniserie “Catch 22” prodotta e diretta da George Clooney – che aggiunge alla sua lista di idioti il tenente Scheisskopf. Sono film che né Netflix né Amazon hanno in catalogo (in Italia, perlomeno). Sky ha trasmesso la serie, ma l’originale latita. Se ci fosse, potremmo finire qui: “Comma 22” di Mike Nichols garantisce un magnifico pomeriggio.

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Anche i romanzi hanno il loro Comma 22, il loro paradosso, il loro “chi è pazzo può evitare le missioni di volo, ma chi vuole evitare le missioni di volo non è pazzo”. Era un romanzo di Joseph Heller, scritto nel 1961. Il film di Mike Nichols è del 1970. Ultima arrivata la miniserie “Catch 22” prodotta e diretta da George Clooney – che aggiunge alla sua lista di idioti il tenente Scheisskopf. Sono film che né Netflix né Amazon hanno in catalogo (in Italia, perlomeno). Sky ha trasmesso la serie, ma l’originale latita. Se ci fosse, potremmo finire qui: “Comma 22” di Mike Nichols garantisce un magnifico pomeriggio.

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Il Comma 22 in materia di romanzo si intitola “Oblomov (Ivan Goncčarov è lo scrittore, ma lo nominano solo gli studiosi). Il personaggio più pigro mai letto – e dubitiamo che la realtà possa superare la finzione: siamo a metà dell’800 russo, la velocità non era il loro forte. Un giovanotto di 30 anni o poco più che impiega oltre cento pagine solo per alzarsi dal letto – “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust comincia invece con un lungo addormentamento. Quando dal letto finalmente riesce ad alzarsi, si trascina sul divano, e lì giace, mangia, a volte riceve. Sempre in vestaglia.

    

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Comma 22 perché Oblomov racconta meravigliosamente la vita di un pigro, ma il lettore pigro verrà sopraffatto dalla stanchezza solo a vedere il numero delle pagine. Oltre 500, traduzione più traduzione meno. Visto l’impegno, si può decidere di farselo leggere, come una favola. In tal caso consigliamo la versione di Paolo Nori letta da Paolo Nori medesimo (la trovate sul sito del Post. Oppure la versione di Paolo Nori letta da Paolo Bonacelli (nella serie “Ad alta voce” su RaiPlayRadio). Lasciate perdere Audible, che mai indica gli sciagurati colpevoli di certe frasi difficili da districare mentre si legge, figuriamoci all’ascolto.

  

“Oblomov” è un paradosso di romanzo. Raddoppia quel che il critico inglese V. S. Pritchett chiamava “il paradosso della giornata russa”: ore e ore di sbadigli, a giudicare dai resoconti che ne fanno Tolstoj, Cechov, Turgenev, Dostoevskij. I personaggi di Gogol’ si agitano un po’ di più, dietro ai nasi che vivono di vita propria, ai cappotti rubati, alle anime morte – leggi: servi della gleba morti e sepolti, ma ancora vivi per la burocrazia, da comprare e rivendere (ma poi CČicčikov dorme il sonno del giusto, accoccolato sotto la coperta “a mo’ di croccantino”).

 

Sbadiglia il personaggio, il lettore se la spassa. Oblomov si fa derubare dal servo che gli giura eterna fedeltà (un piccolo classico, ma quando uno si stanca al solo pensiero di rivedere i conti, è in gioco l’onore della categoria). “Ora o mai più”, minaccia l’indolente quando si sveglia una mattina, ben oltre pagina 200. Con lo stesso tono, il provinciale Rastignac nelle “Illusioni perdute” di Balzac sfidava Parigi: “E adesso, a noi due!”. C’è da scrivere una lettera, dopo mesi di tira e molla. Oblomov si smarrisce in una selva oscura di “che” e di “quale”, mai riferiti a quel che dovrebbero. Straccia la brutta copia, esausto torna a dormivegliare.

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