Nel cavallo stanco di Boldini c’è la rassegnazione del genio della Belle Epoque
Una mostra dedicata al pittore ferrarese al Complesso del Vittoriano di Roma fino al 16 luglio
Una carrozza vuota senza il suo cocchiere e un cavallo che la trascina a fatica lungo una strada sterrata con alberi e cespugli poco definiti, mostrati in tutta l’essenza della loro ambiguità. L’animale è stanco e spaventato, vuole raggiungere una meta, scappa da qualcuno o da qualcosa e la sua andatura è in bilico costante tra rassegnazione e ribellione. “Cavallo e Calesse (La cavallina storna)”, prezioso acquerello della Fondazione Sorgente Group, è un’opera che non ci si aspetta da uno come Giovanni Boldini (1842-1931), simbolo della Belle Epoque, dello splendore e della piacevolezza del vivere. Boldini, l’artista ferrarese che conquistò Parigi e donne bellissime nonostante la sua statura (un metro e cinquantaquattro), molte delle quali immortalate poi nei suoi celebri dipinti. Femmes fatales ossessionate dalla vertigine dei sensi, ma allo stesso tempo madri e mogli fedeli, vanitose e ben salde nelle loro virtù morali, le sue “divine” – come amava definirle – un aggettivo il cui significato non stava nella bellezza estetica fine a se stessa, ma nel loro inconfondibile charme aristocratico.