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A Mosul una bambina in piedi, davanti alla guerra. Ci osservava, ferma

Ero in macchina assieme a un fotografo americano che ha molto occhio per queste immagini, ma sarebbe comunque stato molto difficile non notarla persino per me: era una macchia di colore in mezzo a quel paesaggio che si sta annerendo.
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Ho scattato questa foto in Iraq a Qayyarah, un posto a sud di Mosul dove lo Stato islamico ha incendiato i pozzi di petrolio perché sapeva che tanto stava per perdere il controllo di quella posizione. Ero in macchina assieme a un fotografo americano che ha molto occhio per queste immagini, ma sarebbe comunque stato molto difficile non notarla persino per me: era una macchia di colore in mezzo a quel paesaggio che si sta annerendo. Poco prima avevamo incrociato un gregge di pecore per strada e anche loro ormai sono tutte tendenti al nero perché la lana sta assorbendo la nafta bruciata.

 

Di solito proviamo a parlare, a fare domande, a cominciare una conversazione, a far ridere, ma in questo caso non abbiamo fatto niente, siamo rimasti zitti. Non c’erano adulti in giro, c’erano altri bambini, sono tanti, spuntano dappertutto, e però non si sono avvicinati, è come se avessero capito che era una cosa che riguardava soltanto lei. Abbiamo scattato le foto e girato un minuto di video e lei è stata lì a osservarci, ferma. Prima in piedi e poi seduta. Non so niente di lei, non so come si chiama, quanti anni ha, se si era intrecciata da sola i capelli o se era stata sua madre a pettinarla. Non so se ha una madre, ma i vestiti sono puliti e non ancora anneriti dalla nafta. Una bambina in piedi davanti alla guerra, è tutto quello che ho visto. L’abbiamo salutata, è rimasta là.

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La lettera di Daniele Raineri è stata inviata dal nord dell’Iraq ad Annalena Benini, nello speciale "Il Figlio"
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