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Né low-fat, né light

"Non è vero, ma ci credo". Giuliano Ferrara scrive a Claudio Cerasa a proposito di obesità

Le linee guida della Sanità inglese, che dal 1983 indicano cosa è meglio mangiare e cosa no, sono sotto processo nella comunità clinica britannica. I risultati sono non solo scarsi, ma inesistenti, vanno a rovescio, la situazione peggiora di decennio in decennio.
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Al direttore - Ci frequentiamo ormai da anni, lei dunque sa che in fatto di obesità io sono una cattedra vivente. Conosco una sola dieta: ipocalorica, ovvero mangiar di tutto un po’ e solo un po’. Spesso le diete falliscono perché, come mi diceva il mio caro amico geniale, il compianto Mario Missiroli, le diete fanno venire fame. E come testimonia Umberto Silva, non esistono cose che fanno male (grassi, dolciumi, pasta), ci facciamo del male da soli, semmai, probabilmente esagerando. Ora leggo che le linee guida della Sanità inglese, dal 1983, sono sotto processo nella comunità clinica britannica (The Daily Telegraph, lunedì 23 maggio prima pagina). I risultati sono non solo scarsi, ma inesistenti, vanno a rovescio, la situazione peggiora di decennio in decennio. Non bisogna mangiare le cose trattate low-fat, non bisogna bere lite, non bisogna abusare della famosa dieta mediterranea. Il formaggio fa bene al cuore, e così i grassi, anche saturi, e le carni rosse. Mi informerò meglio e, se lo riterrà opportuno, ne scriverò più a lungo. Per ora il mio commento è come quello di Croce per la jettatura: “Non è vero, ma ci credo”. Saluti affettuosi
Giuliano Ferrara

 

La ricerca è semplicemente fantastica, il “people should stop counting calories” dovrebbe essere appeso all’ingresso di ogni ristorante e si conferma che aveva ragione Milan Kundera quando con saggezza diceva: “Io ho un mio personale concetto di dieta: evito rigorosamente tutti i cibi che non mi piacciono”. Slurp.

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