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L’ultima donna dell’Ottocento ha 116 anni

Redazione

Si chiama Emma Morano, è in pensione dal ’54 e al mondo non c’è nessuno più vecchio di lei. A che punto sono gli studi sulla longevità.

 

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Da venerdì la signora Emma Morano di Pallanza, a poca distanza dal Lago Maggiore, è la persona più vecchia al mondo. È l’ultima donna dell’Ottocento, essendo nata il 29 novembre 1899, a Civiasco (Vercelli). Con 116 anni, 5 mesi e 14 giorni ha ottenuto il primato di longevità dopo la morte, avvenuta giovedì a Brooklyn, dell’afroamericana Susannah Mushatt Jones, che aveva 4 mesi e 23 giorni più di lei [1].

 


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Susannah Mushatt Jones


 

È separata dal 1938. Il suo vero amore partì soldato e non tornò mai più. Invece l’uomo che sposò la picchiava e dopo la morte del loro bambino si lasciarono. Ha perso, oltre al figlio, tanti cari: tre fratelli e quattro sorelle (era la primogenita). Solo da qualche anno ha due badanti, ma si prepara il cibo da sola. Accetta di essere imboccata solo quando le porgono, al mattino e al pomeriggio, un tuorlo d’uovo in un cucchiaio. Non mangia frutta e verdura, solo mele frullate con tre savoiardi. Nella sua dieta, oltre alle uova, pastina in brodo con carne tritata [1].

 

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È in pensione dal 1954, era operaia in una fabbrica di sacchi di iuta. Non esce di casa da 25 anni, quando andò a pranzare con un cugino sul lungolago. Trovò così difficile fare le scale per rientrare in casa che decise di non muoversi più. Non guarda la tv, non riesce a leggere. Tutte le sere dice le preghiere, un po’ in italiano e un po’ in latino. Ricorda tutti i suoi morti, uno per uno [1].

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Emma Morano a diverse età


 

La Banca mondiale calcola che i bambini italiani possono raggiungere 82 anni (84 le femmine, 80 i maschi). L’Italia è tra i dieci paesi dove l’aspettativa di vita è più alta: è preceduta solo da Aruba (84), Giappone (83), Islanda (83), Svizzera (83), Spagna (82), Liechtenstein (82) e Singapore (82). In fondo alla scala c’è lo Swaziland, dove l’aspettativa di vita per un bambino nato nel 2013 è di 49 anni [2].

 

In Italia il Mezzogiorno è più svantaggiato nelle aspettative di vita: 81,5 anni contro 82,5 anni del Nord [3].

 

Il Rapporto Osservasalute 2015, diffuso pochi giorni fa, dice che in Italia all’1 gennaio 2015 risultavano più di 19mila persone con 100 anni e oltre. Nel 2002 erano 5.650 [4].

 



 

Si chiamano “blue zones” i luoghi dove si conta una maggiore concentrazione di centenari. Sono: la provincia di Nuoro, l’isola di Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica e il villaggio di Loma Linda in California. Tutte sono accomunate da una bassa incidenza di malattie come il cancro, e un’alta percentuale di persone che superano i novant’anni. Gli abitanti seguono una dieta basata soprattutto su verdure e legumi, camminano molto e hanno una struttura sociale che mette la famiglia al centro delle loro giornate [5].

 

Gli esperti dicono che si può arrivare a vivere fino a 150 anni. Elizabeth Blackburn, biologa australiana Nobel per la medicina nel 2009: «Non è un traguardo visionario. Sappiamo che l’invecchiamento non è irreversibile e la medicina si sta già occupando di questo. Negli animali abbiamo individuato il gene responsabile. Negli uomini non è così facile. Ma già oggi sappiamo tanto sul declino del corpo umano, a cominciare dal ruolo delle malattie vascolari. E infatti quando osserviamo i centenari, che sono sempre più numerosi, vediamo che non muoiono mai di problemi vascolari, ma di malattie più banali, che vengono sottovalutate a causa della loro età» [6].

 

Gli studi per contrastare l’invecchiamento non si contano e tanti puntano sull’alimentazione. Per fare qualche esempio: l’Harvard School of Public Health raccomanda il peperoncino, il ricercatore italiano Valter Longo ha messo a punto una dieta basata sul digiuno periodico [7].

 

Ricercatori del Sunnybrook Health Science Centre di Toronto hanno verificato che attori e registi vincitori di Oscar vivono più degli altri, mentre alla Cornell University hanno stabilito che anche un Nobel aiuta [7].

 

Fino a poco fa l’orizzonte della fantascienza, oltre ai «cyborg», era soprattutto quello del «cryonics», ossia il congelamento dei corpi per tenerli in vita, fino a quando la scienza non avesse scoperto il modo di curare le loro malattie. Ora siamo nella fase in cui si stanno cercando le ricette per l’immortalità e la cura dei mali, spinta anche dai padroni di Silicon Valley. Peter Thiel, cofondatore di PayPal, sta pianificando di vivere almeno 120 anni. Larry Ellison di Oracle considera «incomprensibile» la propria fine e Sergey Brin di Google si è posto l’obiettivo di «curare la morte». Così Thiel ha dato 3,5 milioni alla Methuselah Foundation per un progetto che punta a riparare le cellule come si potrebbe fare con i pezzi di un’auto. Brin ha lanciato il progetto Calico, che attraverso la collaborazione con la casa farmaceutica AbbVie sta cercando di produrre una medicina basata su Foxo 3, un gene collegato alla longevità. Tra i progetti più concreti c’è quello che un team di Harvard sta conducendo sulla proteina Gdf11, che ha dimostrato una grande capacità nel ringiovanire il sangue dei topi, al punto di invertire il loro processo di invecchiamento. Attraverso la Ellison Foundation, invece, l’Anderson Cancer Center di Houston sta studiando i telomeri, le strutture che incapsulano i cromosomi, il cui decadimento sarebbe all’origine dell’invecchiamento e di molte malattie, come il cancro. Nel frattempo attraverso le cellule staminali siamo diventati capaci di «riprodurre» alcuni organi, che si cominciano anche a ricreare attraverso le stampanti 3D [8].

 

John Ngai, direttore del Functional Genomics Laboratory di Berkeley, si occupa da anni del cervello e delle malattie legate alla longevità, come Parkinson, Alzheimer, demenza: «Ora, per la prima volta, possiamo veramente capire il cervello, trattarlo come un iPhone: smontarlo, osservare le proprietà dei circuiti interni, dei semiconduttori. Guarire il Parkinson, l’Alzheimer, la demenza senile. Oggi non ha più senso chiedersi se sarà possibile. L’unica domanda è: quando sarà possibile. Nell’arco di una sola generazione noi passeremo dai sogni alla realtà» [9].

 

Quanto possiamo aspettarci che si allungherà la vita umana? Il genetista Edoardo Boncinelli: «Guadagniamo un trimestre di vita ogni anno che passa, le donne anche qualcosa in più, invece un po’ meno nei Paesi in via di sviluppo. E sarà così per altri 30-40 anni». Tra 40 anni la vita media ne avrà guadagnati 10. Accade senza fare nulla di particolare. «Oggi l’uomo mangia, si copre, si cura, lavora senza ammazzarsi e si lava le mani con il sapone prima di sedersi a tavola. Basta questo per aumentare la longevità. Anche chi si strapazza ha un’aspettativa di vita più lunga dei suoi genitori. È la più grande rivoluzione della storia». Diete e stile di vita incidono poco: «Direi per il 5-6%. Dopo una certa età l’importante è non fumare, ridurre la quantità di carne e sostituirla con frutta e verdura, e fin qui è abbastanza semplice, e infine non bisogna appesantirsi». Anni addietro la vita media si allungava con la riduzione della mortalità infantile, oggi invece il merito è della medicina per la terza età. La scienza, dunque, non può aggiungere molto altro? «Sono state fatte molte ricerche tra cui quelle di un italiano, Alessandro Puca, che negli Stati Uniti ha scoperto il cromosoma della longevità, eppure il mistero resta» [7].

 

L’imperatore cinese Qin Shi Huang si uccise ingoiando pillole al mercurio che dovevano renderlo immortale. Papa Innocenzo VIII perse la vita facendo trasfusioni con sangue di ragazzi, attraverso cui sperava di recuperare la giovinezza [8].

 

Forse sarebbe bene concentrarsi anche su altri aspetti legati alla longevità. A cominciare dal lavoro. Lynda Gratton, docente di management alla London Business School: «Per prima cosa dovremo ritardare l’età pensionabile. In uno studio che abbiamo fatto ipotizzando un’età media di un secolo, si dovrebbe lavorare fino a 79-82 anni». Inoltre servirà una formazione continua, probabilmente bisognerà rivedere la durata e l’organizzazione dell’istruzione: «Credo che il nodo cruciale sarà la capacità di cambiare e saperci adattare» [6].

 

 

Cambieranno anche gli aspetti affettivi e sentimentali delle persone: quanto dureranno i matrimoni in una vita più lunga? Si potranno fare figli per un periodo maggiore, anche più tardi di quanto concede finora la biologia? Secondo un sondaggio online sul sito del World economic forum tra gli oltre 2.500 partecipanti, inevitabilmente si divorzierà e ci si risposerà più spesso (per il 58%), ma anche i figli si faranno più avanti negli anni (per il 54%) e le nuove tecnologie potranno allungare l’età riproduttiva [6].

 

Dovranno cambiare anche le case e anche le città, fatte più a misura di anziani. Singapore e Tokyo si sono già attivate e stanno cercando di capire come adattare la mobilità all’invecchiamento della popolazione. Per esempio, studiano quanto deve durare il semaforo per garantire l’attraversamento sicuro di un anziano [6].

 


A Singapore è stato creato un badante robot che aiuta gli anziani a tenersi in forma


 

Il business, intanto, si è già attivato. Siti come Seniorsmeet favoriscono gli incontri romantici tra anziani. Quindi poi occorrono agenzie matrimoniali specializzate in viaggi per loro. Per chi invece ha obiettivi più spirituali, la Third Age Foundation di Santa Barbara offre un percorso chiamato “Seven steps to rising energy”, per realizzare gli “unfinished business” della vita: pensare alle cose che avremmo voluto o dovuto fare, e riprenderle in mano per concluderle bene [10].

 

(a cura di Daria Egidi)

 

Note: [1] Cristina Pastore, La Stampa 14/5; [2] Internazionale.it 30/12/2015; [3] Repubblica.it 2/12/2015; [4] Dire.it 26/4; [5] Paolo Mastrolilli, La Stampa 15/12/2014; [6] Giuliana Ferraino, Corriere della Sera 21/1; [7] Stefano Filippi, il Giornale 24/8/2015; [8] Paolo Mastrolilli, TuttoScienze-La Stampa 11/3/2015; [9] Federico Rampini, la Repubblica 20/5/2015; [10] Paolo Mastrolilli, Origami 24/3.

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