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Lo sperma di tonno non nasconde il grande scandalo di MasterChef 5

Si delinea il parterre degli aspiranti al titolo di quinto MasterChef italiano. Un concorrente nettamente davanti agli altri, il resto pare fare da contorno. Speriamo di essere smentiti? Ma anche no, alla fine è giusto che vinca il migliore. Anche se simpatico come un granchio nelle mutande.
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Lo scandalo di quest’edizione di MasterChef 5, ormai avviato alla fine (mancano due puntate), è che Erica sia nel quartetto finale. E’ la miracolata dell’anno: cucina e presenta ai giudici spiedini di polmone e le va bene, dimentica gli ingredienti in dispensa e si salva. Un pescatore spagnuolo le dice di far sbollentare quei crostacei neri che costano l’iradiddio e lei si mette a fare passatelli con uova e parmigiano, come fosse una pasta con ragù. E non la sbattono fuori. Infine, presenta un pesce sfilettato su letto di scarola dal colore beige vomito. E va in piccionaia, premiata. Non solo si salva, ma inizia a fare la sborona, sparlando dei concorrenti rimasti lì sotto (anzi, di Lucia, che nella prima prova si era dilungata a discettare di orgasmi veri e finti con Bastianich, mentre con la sua nota delicatezza toglieva il pelo dal carciofone da sbattere in pentola). Erica tra i primi quattro. Sì, tra i primi quattro. Insieme a Maradona. Ieri mattina presto, alle 5, mi sono letto sulla Stampa le note culinarie di Federico Ferrero, già vincitore di MasterChef un paio d’anni fa. Spiegava che il parmigiano non va grattugiato sugli spaghetti, bensì mangiato a scaglie con un bianco frizzante per una questione complessa relativa al latte di montagna eccetera eccetera. Ora fate voi i paragoni con il parterre di pretendenti al titolo che abbiamo davanti. Ferrero sì che è un campione, altro che i ragazzotti che si credono già arrivati e chef pluristellati intenti solo a far polemica.

 

Ci hanno tolto Marzia la farmacista, stella troppo presto caduta lontano nel firmamento, che aveva una grande qualità: acquietare gli spiriti bollenti e gli ormoni calienti. L’avessero lasciata a spadellare ancora un po’, forse avremmo avuto meno prime donne ingrembiulate. Ma ormai è andata e bisogna mangiare con quel che c'è. E il piatto gourmet rimasto è solo uno: Alida. Avrà pure la lingua biforcuta, preparerà pure solo zuppette e roba così, ma tra i superstiti è di gran lunga la migliore, la più attrezzata per approntare un menù da finale. Lorenzo è simpatico e solare: un ottimista di natura che non si butta giù se Lucia la sindacalista – “come una graminacea in mezzo ai fiori”, Alida dixit – che non mette mai in difficoltà gli altri (cit.) gli toglie tutte le proteine dal piatto, lasciandogli solo verdura e un bicchiere di bianco. Ma non me lo vedo a fare lo chef. Risultato già scritto, dunque? Probabile. Lasciando perdere il fatto che Lucia, uscendo, l'ha tirata ad Alida, non c’è pathos. Il copione pare di vederlo già: troppo alto il divario tra i concorrenti in gara. Non si può neanche usare la frase di rito, il classico “speriamo di essere smentiti”, visto che alla fine – come è giusto che sia – è bene che vinca il migliore.

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[**Video_box_2**]Post scriptum per gli autori: per la prossima edizione, ridateci le prove trash o quantomeno in grado di provocare qualche sano conato. Ricordiamo ancora lingue, teste e oscenità del genere. Quest’anno ci avete deliziato solo con lo sperma di tonno, che il buon Gioacchino “protetto dall’Unesco” (una sorta di Fidel in carne in camicia floreale) mangia mezzo chilo al colpo.

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