La fogliata del sabato
Roger Abravanel e Luca D'Agnese
Rizzoli, 295 pp., 18 euro
La ricreazione, nel mondo del lavoro, è finita. E’ stata la crisi economica a suonare la campanella, ma in molti ancora vagano tra i corridoi ignari del tempo che cambia. L’intento principale del volume è di richiamare l’attenzione degli studenti, delle famiglie, degli insegnanti, e dei giovani disoccupati ai mutamenti della società postindustriale ancora ignorate a causa di nostrane debolezze strutturali, informative, psicologiche. E lo fa attraverso una lucida rassegna dei falsi miti e dei pregiudizi che aleggiano attorno al dibattito sulle esigenze dell’attuale mondo del lavoro e sulle ragioni reali dell’elevato tasso di disoccupazione: l’idea che le scuole e le università siano tutte uguali dal punto di vista qualitativo; la convinzione che “prima si studia e poi si lavora”, vale a dire che esista uno spartiacque ben definito tra percorso formativo e accesso al lavoro; che le agenzie interinali sfruttino i disoccupati; che emigrare sia un male, e che rappresenti solo un sintomo della mancanza di prospettive in Italia, e non anche, invece, un segnale del riconoscimento a livello mondiale del talento dei nostri “cervelli in fuga”; che la globalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie non abbiano fatto altro che rubare posti di lavoro; ma, soprattutto, che la disoccupazione italiana sia solo frutto della crisi economica. Il merito più grande del libro è quello di partire da un dato di fatto ben preciso e cioè che “il problema centrale della disoccupazione giovanile, al di là dei facili moralismi e delle giustificazioni fataliste, è che i giovani italiani sono spesso impreparati”. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
Jodi Picoult
Corbaccio, 406 pp., 18,60 euro
E’ la storia di Luke Warren, un etologo esperto di lupi che, a seguito di un grave incidente automobilistico, si trova in coma irreversibile attaccato a una macchina per respirare. Dopo anni di lontananze, l’incidente costringe la sua famiglia a riunirsi: l’ex moglie Georgie che si è risposata e ha due gemelli, il figlio Edward che è scappato in Thailandia proprio per liberarsi del padre e la figlia diciassettenne, Cara che era con lui al momento dell’incidente. Come già in alcuni dei suoi precedenti romanzi, anche in questo Picoult affronta un tema complesso e controverso, quello dell’eutanasia e della donazione degli organi. Affidando un capitolo a ogni membro della famiglia, analizza le diverse posizioni, la paura di sbagliare e il dramma che circonda decisioni così terribili. Le pagine più belle sono quelle – in corsivo – in cui Luke Warren descrive le regole per la sopravvivenza del branco di lupi con cui ha vissuto due anni: “Quello che mi hanno sempre chiesto è: come hai fatto ad abbandonare il mondo civile, una famiglia, per andare a vivere nelle foreste del Canada con un branco di lupi selvatici? Come hai potuto rinunciare alle docce calde, al caffè, al contatto umano, alle conversazioni, a due anni della vita dei tuoi figli? (…) Non te ne vai dalla tua famiglia. Ti ritrovi saldamente inserito all’interno di una nuova. Quindi, la vera domanda non è come ho fatto ad abbandonare questo mondo per andare nei boschi. E’ come ho fatto a tornare indietro”. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
Ulrike Edschmid
Edizioni e/o, 150 pp., 16 euro
Giugno 1967, Ulrike Edschmid è svegliata dalle grida che provengono dalla strada. A Berlino, dove il Muro sovrasta le persone e le idee, ci sono manifestazioni ovunque. La polizia spara e uno studente viene ucciso. “Questo è il mondo in cui crescerà mio figlio” pensa spaventata la donna. Il ragazzo morto in strada sarà l’immagine di una generazione intera e da quel giorno nella vita di Ulrike niente sarebbe più stato come prima. Il romanzo ripercorre gli anni nervosi di una Berlino attraverso la vita di Philip S. arrivato in città con un documento di identità falso e una macchina per scrivere che, come molte altre cose, gli sopravviverà. Philip S. è stato il grande amore di Ulrike ed è per questo che quarant’anni dopo la donna riparte da quello che le rimane, quel poco che nessuno è riuscito a distruggere, per raccontare la sua storia. Si innamorano senza giri di parole: un giorno, semplicemente, lui appende il suo cappotto su misura nell’armadio di lei, tra gli abiti di seconda mano. E’ facile costruirsi un futuro quando non ti porti addosso i segni di nessun passato. Vuole fare il regista e per questo si iscrive all’Accademia del cinema di Berlino e gira un film che conserva dentro a una scatola di latta: si chiama “Il viaggiatore solitario”. Un uomo che cammina verso il Muro. Nessuno lo capisce. Un quartetto d’archi fa da sottofondo al film, ma nella realtà c’è il Vietnam e la polizia continua a sparare. “Qual è la sua risposta a tutto questo?” gli chiedono dopo la proiezione. Lui risposte non ne ha. Gli spari lo inorridiscono, vorrebbe vivere d’arte, se solo si potesse. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
A PRANZO CON ORSON, di Henry Jaglom e Orson Welles, Adelphi, 30 pp., 26 euro
LA LOTTATRICE DI SUMO, di Giorgio Nisini, Fazi, 316 pp., 18 euro
OSCAR ROMERO, di Roberto Morozzo Della Rocca, San Paolo Edizioni, 272 pp., 14,90 euro
L'ASSASSINA, di Alexandros Papadiamantis, Elliot, 142 pp., 16,50 euro
LA NOTTE DI LISBONA, di Erich Maria Remarque, Neri Pozza, 269 pp., 15 euro.