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Dopo i Novax

Anche a Roma arriva il circo grillino del "No 5G"

<p>Davide Barillari e altri scombussolati ex grillini protestano contro un ripetitore telefonico ad Acilia, periferia romana. I residenti non vogliono l'antenna, ma nemmeno questi mattoidi</p>

Gianluca De Rosa
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Il presidio dura da quattro giorni. Ombrelloni, canotte, infradito, bibite fresche. Accessori e vestiario sono quelli che tanti poco più in là sfoggiano sulle spiagge di Ostia. Ma qui ad Acilia non si fa villeggiatura. Qui, si protesta. “Uniti contro al 5G”, si legge sullo striscione più grande.

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Anche l’antenna, in realtà, è una delle tante. Un ripetitore telefonico, tale e quale agli oltre 1.600 che – circa 300/400 per operatore – già si trovano nel resto della provincia di Roma e che, in un futuro prossimo, potrebbero essere utilizzati per la tecnologia 5G. Ma l’argomento della pervasività infrastrutturale non fa breccia tra i residenti di via dei Monti di San Paolo che da quando giovedì hanno scoperto che un loro vicino aveva affittato ad Iliad un terreno agricolo per l’installazione dell’“antennone” non si sono dati pace: hanno preso sedie, tavoli, ombrelli, si sono armati di pazienza e, divisi in turni, sono rimasti qui notte e giorno. Vecchie, adulti, adolescenti. Il cambio di guardia tocca a tutti. E così il cantiere è stato coattivamente bloccato.

  

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Le loro paure sono totalmente infondate. Non solo perché non c’è neppure uno studio che dimostri la nocività del 5G, ma anche e soprattutto perché per adesso la tecnologia non passerebbe per questa antenna. I toni dei residenti comunque, ed è bene ricordarlo, non sono quelli di fanatici ed esaltati. La loro è una preoccupazione immotivata, ma comprensibile. Questa mattina però a fare visita al presidio è arrivata anche una seconda combriccola. Dopo i NoVax, la nuova frontiera del disturbo psichiatrico trasfigurato in battaglia politica. Un gruppetto di 4-5 “militanti” del alleanza nazionale stop 5G.  Ad adunarli qui un’improbabile generale, Davide Barillari, ex grillino, cacciato dal M5s per aver messo in rete in pieno lockdown un sito tale e quale al portale Salute della Regione: solo che invece dei dati sull’epidemia parlava di come il coronavirus fosse uno strumento per ridurre le libertà personali.

  


“Davide e Sara (la deputata veneta Cunial anche lei cacciata dal M5s, e beccata in pieno lockdown a prendere il sole sulla spiaggia di Ostia con la scusa di essere in “missione istituzionale” ndr) sono i nostri riferimenti nel mondo della politica”, spiega uno di loro. “Nessun politico di destra, sinistra o del M5s osa aprire bocca per tutelare la salute dei cittadini dopo l’installazione di questa antenna”, dice Barillari e mentre parla un altro urla: “Noi qui s’encatenamooo”. Eppure nonostante il fervore ideologico (per non ripetere la psicosi) che li muove, nessuno dei residenti si lascia affascinare. Anzi. Il presidente del comitato di quartiere è persino diventato il bersaglio di questo manipolo di svitati. “Guarda, guarda che parla con quello… ci sta svendendo.. oh, oh, ci devi fare sentire la telefonata! con chi complotti, eh?”, dice un cicciottone in t-shirt verde pregna di sudore, circondandolo insieme ad altri.

  

Oltre a lui i No5g vantano altri tre personaggi piuttosto eterogenei: una signora che sostiene che Oms e Istituto superiore di sanità “mentano spudoratamente”, un anziano signore con modi educati e il fare da ingegnere che quando qualcuno gli chiede quali siano le sue competenze ammette e rivendica: “Io mi informo”. Il più esaltato però è uno spilungone secco con la barba lunga e le braccia tatuate “Non ti puoi fidà di questi – dice – perché so tutti corotti dalle lobbi, prendono i soldi da Bill Gates e dal club Bildemberg”. Ha un inspiegabile fissa per la Costituzione, ne cita articoli a raffica e a sproposito, ma anche per i costituzionalisti. Un’improbabile passione in particolare lo lega a Sabino Cassese e Annibale Marini: “Me fido solo di loro che hanno spiegato come Conte è incostituzionale”, dice. La sua esaltazione sfiora il delirio mistico quando dopo aver strillato per un po’ci spiega: “Aricordateve 'ste parole: la luce vincerà sulle tenebre. Dio vincerà sempre: questi sono il Male e noi siamo il Bene, e vinceremo sempre”. Ma perché è così certo che il 5G faccia male? Lui la vede così: “La dimostrazione c’è dal 1919 quando hanno accollato milioni di morti alla Spagnola e invece era uscita la radio, l’elettrosmog è il vero male e invece si distrae tutti co ‘sta pandemia che è poco più di un’influenza”.

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Dice il presidente del comitato di quartiere: “Noi con questi facinorosi non c’entriamo nulla e ne prendiamo debitamente le distanze prima che così finiscano con ledere i nostri stessi interessi”.

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Se c’è un delirio che ha colpito i residenti di Acilia, infatti, non è certo quello anti 5G, ma, semmai, la più antica e banale sindorme “Nimby”: not in my back yard. E anche per questo l’obiettivo è più concreto: il 5G lo facessero pure, ma da un’altra parte. Spiega Beatrice Zamparelli, residente di 56 anni: “C’è tanto spazio perché devono montarla a fianco a una casa di cura e a due asili? Non possono farlo più in là dove ci sono quattro chilometri di campagna?”. Mentre Maurizio Macellari, guida 60enne, sottolinea un altro aspetto: “Nessuno è venuto qui a spiegare cosa stava succedendo, nessun politico ha voluto rassicurarci: come sul coronavirus pure su questo 5G si sente tutto e il contrario di tutto”. Poi si lascia andare a un’inaspetta nostalgia per la vecchia politica: “Un tempo il politico di turno veniva, spiegava, si prendeva le urla, questi nuovi politici improvvisati invece so’ solo arroganti e prepotenti”.

   

Proprio per ragioni di pragmatismo qui nessuno ha intenzione di incatenarsi con Barillari e soci. Per fermare l’installazione i residenti hanno arruolato un avvocato. È lui che tutti aspettano e che appena arrivato, scavalca vigili e uomini della Digos per parlare direttamente con il direttore dei lavori. “Abbiamo presentato un ricorso al Tar e chiesto la sospensiva in attesa che il tribunale decida vorremmo che voi fermasse il cantiere”. “Non possiamo dateci la Pec, così la giriamo a Iliad e vediamo che dicono”, replica Marco Capponi, architetto e giovane direttore dei lavori. La Pec dell’avvocato s’è impallata. Un operaio allude al fatto che forse non esista proprio. L’avvocato comincia a urlare. Nasce un parapiglia, serve l’intervento dei poliziotti per calmare gli animi. “Antenne così ci sono pure al policlinico Gemelli”, prova a spiegare il capo cantiere. “Tranquillo che se non vi pagano perché non lavorate ci pensiamo noi a fa na colletta”, replica uno.

   

L’antenna intanto rimane sdraiata sul prato, al presidio ci si dà il cambio, ma i residenti promettono “Rimaniamo qui”.

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