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Uscire con gli euro

Saverio Raimondo

Giustizia in mano ai talent e bustarelle elettroniche. Idee per spendere i soldi dell’Europa

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Dovevamo uscire dall’euro, e invece siamo usciti con gli euro. 209 miliardi, per la precisione; di cui 82 a fondo perduto e 127 di prestiti in monetine da 5 centesimi – condizione imposta dai paesi frugali come l’Olanda. Lasciando alle cronache dei retroscenisti la ricostruzione delle trattative, e ai politici il commento propagandistico, a noi uomini di buona volontà spetta il lavoro vero: come li spendiamo, questi 209 miliardi di euro? Non siamo abituati a maneggiare tutti quei soldi, o perlomeno non legalmente; rischiamo di farci prendere dallo shopping compulsivo o, peggio ancora, dalla paranoia per i ladri. Oppure di diventare dei classici parvenu, dei “burini arricchiti” che magari spenderanno anche tutti quei soldi in infrastrutture e ricerca, ma poi non lasciano la mancia. È un’occasione storica: non dobbiamo sciupare quei miliardi né la fiducia dell’Europa, quindi occhio agli scontrini. Leggo che la lista della spesa prevede investimenti nel 5G e nelle ferrovie, energie rinnovabili, investimenti pubblici e qualche stuzzichino. Ma sopratutto, qui ci vuole un piano di riforme da presentare a Bruxelles in cambio del PIN. Dopo un’intera giornata di ragionamenti, la mia task force interiore (fra le mie personalità multiple non ce n’è una che sia qualificata, ma in compenso sono tutte mitomani) ha partorito il seguente piano nazionale di riforme.

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Dovevamo uscire dall’euro, e invece siamo usciti con gli euro. 209 miliardi, per la precisione; di cui 82 a fondo perduto e 127 di prestiti in monetine da 5 centesimi – condizione imposta dai paesi frugali come l’Olanda. Lasciando alle cronache dei retroscenisti la ricostruzione delle trattative, e ai politici il commento propagandistico, a noi uomini di buona volontà spetta il lavoro vero: come li spendiamo, questi 209 miliardi di euro? Non siamo abituati a maneggiare tutti quei soldi, o perlomeno non legalmente; rischiamo di farci prendere dallo shopping compulsivo o, peggio ancora, dalla paranoia per i ladri. Oppure di diventare dei classici parvenu, dei “burini arricchiti” che magari spenderanno anche tutti quei soldi in infrastrutture e ricerca, ma poi non lasciano la mancia. È un’occasione storica: non dobbiamo sciupare quei miliardi né la fiducia dell’Europa, quindi occhio agli scontrini. Leggo che la lista della spesa prevede investimenti nel 5G e nelle ferrovie, energie rinnovabili, investimenti pubblici e qualche stuzzichino. Ma sopratutto, qui ci vuole un piano di riforme da presentare a Bruxelles in cambio del PIN. Dopo un’intera giornata di ragionamenti, la mia task force interiore (fra le mie personalità multiple non ce n’è una che sia qualificata, ma in compenso sono tutte mitomani) ha partorito il seguente piano nazionale di riforme.

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Giustizia – Affinché la giustizia italiana torni a essere credibile ed economicamente sostenibile mettiamo le sentenze civili e penali in mano ai giudici dei talent. Un’unica giuria, composta da Manuel Agnelli, Mara Maionchi, Frank Matano e Rudy Zerbi: le sentenze avrebbero finalmente tempi certi e televisivi (un verdetto ogni 5 minuti salvo la pubblicità) e ci sarebbe un unico grado di giudizio: per me è sì/no.

 

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Pubblica amministrazione – Bisogna far ripartire il sistema delle tangenti, rendendolo però più equo e trasparente. Basta con il contante: si proceda a una digitalizzazione di tutto il sistema della corruzione grazie alla bustarella elettronica. Inoltre vanno abbattute le liste d’attesa e la burocrazia, per permettere a chiunque in tempi ragionevoli di poter corrompere politici e autorità.

 

Lavoro – Per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e combattere il precariato verranno adottati nuovi strumenti di raccomandazione più flessibili (non solo “figli di papà” ma anche “nipoti di nonno”), nonché un registro pubblico delle raccomandazioni con graduatoria su base nazionale che le imprese saranno tenute a rispettare per le assunzioni.

 

Scuola – I programmi verranno semplificati per permettere di assumere non solo i non laureti, ma anche personale docente senza la licenza elementare. Le materie d’insegnamento saranno solo quattro: nomi, cose, città e animali.

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Sanità – Investimento nelle strutture pubbliche, non solo per potenziarle ma anche per promuoverle. In questo senso va inquadrata anche la rimozione coatta dei malati dalle corsie di tutti gli ospedali, per non danneggiare l’immagine del Sistema Sanitario Nazionale.

 

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Pensioni – Rendere il sistema previdenziale sostenibile senza toccare l’età pensionabile, bensì abbassando le aspettative di vita degli italiani: questo il nucleo della riforma. Gli uomini dovranno morire a 70 anni e le donne a 65. Obbiettivo raggiungibile in cinque anni grazie agli investimenti nelle ricerca, sopratutto nei settori dell’inquinamento e della malasanità. E chissà che anche il Covid non ci dia una mano.

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