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Deroghe pericolose

Il super green pass sul vaporetto diventa un caso per i no vax di Venezia

Francesco Gottardi

L’obbligo di vaccino sui mezzi di trasporto complica la vita a circa 5.000 abitanti delle isole minori della laguna veneta. Che ora chiedono l’intervento della magistratura. Lo stretto di Messina fa scuola

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Stretto sì, laguna no. Il caso Messina-Reggio Calabria è già diventato un precedente pericoloso. E i nomi di Mario Draghi e Sergio Mattarella, Quirinale a parte, in questi giorni sono finiti anche sul tavolo della procura di Venezia. Accusa: sequestro di persona plurimo, articolo 605 del codice penale. Alla faccia delle venerande istituzioni. Un esposto ai limiti del grottesco, ma tant’è: da nord a sud, gli irriducibili pur di non vaccinarsi si attaccano a tutto. Senza bisogno di assist dalla politica. Come l’ordinanza congiunta di Musumeci e Occhiuto, governatori di Sicilia e Calabria, che il 19 gennaio aggiravano i decreti del governo per consentire ai cittadini della regione insulare l’accesso ai traghetti verso la terraferma anche senza super green pass – cioè con un semplice tampone rapido negativo. Così la premessa – l’eccezione alla regola – legittima la domanda: se un siciliano sì, perché un muranese no?

Effetto domino. I no vax residenti nelle isole minori della laguna di Venezia sono andati all’attacco a tempo di record, chiedendo alla magistratura di intervenire e indagare sul sospetto di reato. Sicumera da giurisperiti, o disperazione da confinati. Giudecca, Sant’Erasmo, Murano, Burano, Lido e Pellestrina: da lì, l’unico modo per raggiungere il centro storico – figurarsi il continente – è il vaporetto. A differenza delle credenze comuni, la stragrande maggioranza dei cittadini non dispone di mezzi propri per il trasporto acqueo. E a differenza della Sicilia – km² 25.000 – si tratta di lembi di terra – km² 4, tutt’al più – privi di centri tamponi o altre attività essenziali. In pochi vivono e lavorano a portata di gambe. L’unica deroga prevista dal ministero della Salute “è l’accesso ai mezzi pubblici per motivi di salute e studio, da e per isole minori, con green pass base e non rafforzato, fino al 10 febbraio”.

Restano fuori 5.000 persone non vaccinate, il 20 per cento del totale: una quota più o meno in linea con la media locale e nazionale, ma con alta variabilità da isola a isola. “Non ci saranno ulteriori deroghe”, aveva detto Renato Boraso, assessore comunale alla Mobilità, mentre entrava in vigore la normativa. “L’appello che faccio ai cittadini è uno solo: vaccinatevi”. Stop. Qualcuno si è convinto, tanti altri no. Gli espedienti sono fioccati soprattutto alla Giudecca, distante meno di 500 metri da Venezia e con cinque fermate del vaporetto lungo i suoi 2 km di lunghezza. Barcaioli privati, pronti a fare la spola per solidarietà. E controspionaggio spicciolo, figuratevi le chat: “Prendete il battello a quell’imbarcadero, perché adesso stanno facendo i controlli in quell’altro”. Vita da cani, senza nemmeno scomodare Omicron.

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È questa la ratio del decreto super green pass, dopo tutto. Ma può reggere finché il legislatore non inizia a chiudere un occhio qua e là. E il governo ha deciso di non impugnare l’ordinanza per la mobilità nello stretto di Messina. “Decisione di buonsenso”, ha twittato Occhiuto. Bel grattacapo, invece, per chiunque debba gestire una situazione simile altrove. Come a Venezia. Nonostante la pressione sulla procura, per ora in comune tutto tace. Vige la linea Boraso, ex Forza Italia e dal 2015 fedelissimo del sindaco Brugnaro. Anche dopo l’esposto no vax, sui social l’assessore si limita a citare Dante: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. E Totò: “In tempo di crisi gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano problemi”. In fin dei conti, la denuncia per sequestro di persona mica è per lui.

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