PUBBLICITÁ

Realtà marziane

Perseverance è il nostro nome

La prima foto da Marte dice che lì ci siamo noi e la scienza

Maurizio Crippa

Dal vaccino al sistema solare, dall’infinitamente piccolo e all’infinitamente grande. La missione sul Pianeta Rosso è la prova di quanto possiamo fare

PUBBLICITÁ

E’ difficile fare un lavoro di gruppo quando si è onnipotenti”, dice l’onnisciente alieno Q mentre sale a bordo dell’Enterprise di Star Trek: The Netx Generation. Ora che tra gli umani, per causa di forza maggiore, l’onnipotenza non va più di moda e viceversa contano la condivisione e il senso collettivo di ogni impresa, anche le missioni spaziali non hanno più nomi di conquistatori aggressivi: Viking, Mariner. Si chiamano Perseverance, come il rover giunto giovedì notte su Marte; o Ingegnosità (Ingenuity) come il piccolo drone che per la prima volta volerà sulla sua superficie. Il rover precedente si chiamava Curiosity, confidando che il prossimo non la chiamino Resilience. Un atteggiamento nuovo, da Terzo millennio: siamo umani alla ricerca di noi stessi, ci muoviamo per sapere e per migliorarci.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


E’ difficile fare un lavoro di gruppo quando si è onnipotenti”, dice l’onnisciente alieno Q mentre sale a bordo dell’Enterprise di Star Trek: The Netx Generation. Ora che tra gli umani, per causa di forza maggiore, l’onnipotenza non va più di moda e viceversa contano la condivisione e il senso collettivo di ogni impresa, anche le missioni spaziali non hanno più nomi di conquistatori aggressivi: Viking, Mariner. Si chiamano Perseverance, come il rover giunto giovedì notte su Marte; o Ingegnosità (Ingenuity) come il piccolo drone che per la prima volta volerà sulla sua superficie. Il rover precedente si chiamava Curiosity, confidando che il prossimo non la chiamino Resilience. Un atteggiamento nuovo, da Terzo millennio: siamo umani alla ricerca di noi stessi, ci muoviamo per sapere e per migliorarci.

PUBBLICITÁ

 

Del resto quel che rende da oltre mezzo secolo il viaggio dell’Enterprise “così affascinante è il fatto di permettere al dramma umano di estendersi molto oltre l’ambito umano”, alla ricerca di nuovi mondi e di nuove ipotesi scientifiche, spiegava Lawrence M. Krauss in un libro di molti anni fa, La fisica di Star Trek. Dopo 470 milioni di chilometri e 202 giorni di viaggio il rover della missione Mars 2020 ha raggiunto il Pianeta rosso e lo esplorerà per due anni marziani (687 giorni). La prima fotografia che ha scattato mostra la sua ombra, proiettata sul suolo di Marte. Una straordinaria soggettiva che è una firma, come l’ombra dell’elicottero all’inizio di Shining: “Siamo noi che raccontiamo la storia”. Solo che “noi” non è nessun occhio umano che guarda, ma è il suv-robot, è Perseverance, è la sua intelligenza artificiale. Eppure ci siamo noi umani, dentro la sua ombra. L’urgenza e la necessità di sapere sono nostre.


Non è il primo rover a sbarcare su Marte, non sono le prime foto. Ma ha una missione che lo rende differente, decisivo, e giustifica la fascinazione con cui il suo arrivo su Marte è stato seguito da milioni di persone. Perseverance deve cercare qualsiasi traccia minerale, chimica o fossile che possa dimostrare la presenza di forme viventi miliardi di anni fa. Una domanda sull’universo che è più della semplice ricerca di minerali preziosi, quella che giustifica l’odierna corsa allo spazio. C’è anche l’eterna utopia dell’incontro (prima o poi ci sarà una sonda Inclusivity).

PUBBLICITÁ

 

Cinquant’anni fa Pioneer 10 partì verso Giove con a bordo l’immagine di un uomo e una donna, nel caso qualcuno avesse voluto conoscerci. Su Marte Perseverance ha portato una targa che raffigura la Terra, il Sole e Marte uniti da linee in codice Morse che significano “Explore as one”. E microchip con dieci milioni di nomi dell’iniziativa “Send your name to Mars”. Il lander israeliano Genesi (Bereshit) partì per la Luna con dati digitali che contenevano l’intera Bibbia e un memoriale dei sopravvissuti della Shoah. Non si va mai nello spazio per rapacità (che senso avrebbe una missione Greed?) ma sempre per conoscere meglio se stessi e l’altro. Nell’anno terrestre 2021, chissà quale anno marziano sarà, il viaggio parla di un’urgenza umana e di una rinnovata fiducia nella scienza e nella tecnologia. Perseverance è partito a luglio 2020, mentre gli scienziati erano impegnati nella ricerca sull’infinitamente piccolo: scovare il virus, trovare il vaccino. Ma nello stesso tempo scienza e tecnologia partivano anche alla scoperta dell’infinitamente grande: il sistema solare, il Pianeta rosso finalmente visto da vicino. Perché non siamo onnipotenti, ma l’indomabile volontà di conoscere è dentro di noi. Accesa, rossa come Marte.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ