PUBBLICITÁ

Ecologia e spazzolini

"Transizione", ultima spiaggia grillina

Maurizio Crippa

Il disperato ritorno all'ecologismo di Beppe Grillo e le colpe di certo verdismo all'italiana. C'è chi parla invece di biodiversità, gran tema scientifico. Ma il Green New Deal mondiale di cui si occuperà il "super-ministro" non è ecologismo anti-umanistico e passatista: è riconversione industriale, energie rinnovabili, scienza, tecnologia. E business

PUBBLICITÁ

Milano. Nella preistoria regressiva del Paese Verde c’è Beppe Grillo, 1992. L’apologo sullo spazzolino da denti che se lo cambi troppo spesso alla fine al ristorante di pesce ti mangi il tuo spazzolino all’acqua pazza. Molto prima del Neanderthal con la clava-spazzolino c’erano già stati gli ecologisti, naturalmente. Benemeriti. Ma non sempre, se già nel 1989 Fulco Pratesi, fondatore del Wwf ora consultato anche da Mario Draghi, predicava di fare pipì sotto la doccia per salvare la natura e l’acqua. E se vent’anni dopo Pecoraro Scanio flirtava con le idee eco-grilline delle origini. I Soli che ridono italiani non sono mai stati i Grünen tedeschi, così attenti alla scienza, e hanno più di qualche svarione da farsi perdonare. Ultima venne Greta, ma qui siamo al pop. Le battaglie ecologiste hanno spesso guardato al futuro e proposto soluzioni migliori che non i Cinque stelle: questo è ovvio. Purtroppo però l’idea di salvezza del Pianeta discesa da quelle avanguardie fin nella testa del popolo è stata più spesso quella delle belinate di Grillo, e questo basta a spiegare perché – giunti alla fase che precede di poco il compostaggio – i Cinque stelle si siano aggrappati all’ultimo Sol dell’avvenire, il “super-ministero della Transizione ecologica” per convincersi a votare sì al “governo tecnico-politico”. Abbandonati tutti gli altri slogan, dall’abolizione della povertà all’apriscatole, resta l’infantilismo ecologico come ultimo rifugio delle canaglie. E’ molto probabile che l’esito non sarà quello sognato su Rousseau, anche se al ministero arrivasse Catia Bastioli, imprenditrice della bioplastica e promotrice del Manifesto di Assisi sull’economia circolare. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Milano. Nella preistoria regressiva del Paese Verde c’è Beppe Grillo, 1992. L’apologo sullo spazzolino da denti che se lo cambi troppo spesso alla fine al ristorante di pesce ti mangi il tuo spazzolino all’acqua pazza. Molto prima del Neanderthal con la clava-spazzolino c’erano già stati gli ecologisti, naturalmente. Benemeriti. Ma non sempre, se già nel 1989 Fulco Pratesi, fondatore del Wwf ora consultato anche da Mario Draghi, predicava di fare pipì sotto la doccia per salvare la natura e l’acqua. E se vent’anni dopo Pecoraro Scanio flirtava con le idee eco-grilline delle origini. I Soli che ridono italiani non sono mai stati i Grünen tedeschi, così attenti alla scienza, e hanno più di qualche svarione da farsi perdonare. Ultima venne Greta, ma qui siamo al pop. Le battaglie ecologiste hanno spesso guardato al futuro e proposto soluzioni migliori che non i Cinque stelle: questo è ovvio. Purtroppo però l’idea di salvezza del Pianeta discesa da quelle avanguardie fin nella testa del popolo è stata più spesso quella delle belinate di Grillo, e questo basta a spiegare perché – giunti alla fase che precede di poco il compostaggio – i Cinque stelle si siano aggrappati all’ultimo Sol dell’avvenire, il “super-ministero della Transizione ecologica” per convincersi a votare sì al “governo tecnico-politico”. Abbandonati tutti gli altri slogan, dall’abolizione della povertà all’apriscatole, resta l’infantilismo ecologico come ultimo rifugio delle canaglie. E’ molto probabile che l’esito non sarà quello sognato su Rousseau, anche se al ministero arrivasse Catia Bastioli, imprenditrice della bioplastica e promotrice del Manifesto di Assisi sull’economia circolare. 

PUBBLICITÁ

 

Stefano Mancuso invece è uno scienziato, autore di studi importanti sull’intelligenza delle piante, che contribuiranno molto al nostro futuro. Ha scritto ieri su Repubblica cose interessanti a proposito di “una agenda per la natura”, elogiando le intenzioni di Draghi (via Grillo) sulla transizione ecologica. Mette a tema la biodiversità, faccenda ineludibile, cita dati e report. “Si ritiene che oggi il tasso di estinzione delle specie viventi sia circa mille volte superiore a prima che gli umani dominassero il pianeta”.

 

PUBBLICITÁ

E’ un suo pallino, e non solo suo, il fatto che gli esseri umani, mostri che consumano, andando avanti così porteranno a un “annientamento biologico”. A parte un certo antiumanismo, sono certamente questioni di cui è urgente occuparsi. Ma, forse, non il cuore della transizione ecologica che serve e di cui un ministro si occuperà (dopo aver risolto i conflitti di competenze con l’Ambiente, i Trasporti, lo Sviluppo e le Politiche agricole). La svolta della transizione ecologica mondiale ha un altro hardware. Il Green New Deal degli Stati Uniti è un progetto di innovazione tecnologica e industriale, soprattutto, partito nel 2019 e ripreso poi dal Green Deal europeo, i cui contenuti sono centrali nel Next Generation EU. Ed è questione di una rivoluzione nel ciclo dell’energia e delle grandi produzioni su cui tutto il big business privato mondiale ha scommesso da anni, anche prima dei governi. Sono faccende come la rinuncia al nucleare della Germania, il passaggio alle energie rinnovabili, una gigantesca riconversione industriale. Sono aziende, solo per rimanere all’Italia, come A2A che investono di loro 16 miliardi nei prossimi anni sulla transizione energetica degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Sono l’idrogeno verde e la riconversione dei trasporti. Temi che Chicco Testa spiega sul Foglio di oggi. Tutto questo ovviamente Stefano Mancuso e gli scienziati lo sanno. La biodiversità, come l’intendenza napoleonica, seguirà. Il dramma è che non lo sanno gli écolo à la Grillo, quelli per cui il ministero del riciclo dello spazzolino è l’ultimo rifugio prima della discarica. Speriamo vada diversamente, ne va dell’Italia. E della salvezza del Pianeta.

PUBBLICITÁ