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I nuovi parametri

Covid, cosa succede con il nuovo dpcm del 16 gennaio

Ruggiero Montenegro

Niente asporto per i bar dopo le 18 e divieto di spostamento anche tra regioni gialle. Si entrerà in zona arancione con Rt pari a 1 e in zona rossa con Rt pari a 1,25. Si va verso l'istituzione delle "zone bianche"

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Governo e regioni preparano ulteriori misure per contenere i contagi di Coronavirus con un nuovo Dpcm, quello che entrerà in vigore dal 16 gennaio, dopo la scadenza delle norme attuali. Dopo il vertice di ieri sera con il premier Conte, questa mattina, i ministri della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia hanno incontrato regioni, province e comuni. Sul tavolo le nuove norme per fronteggiare la pandemia, con ulteriori restrizioni alla movida.

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Governo e regioni preparano ulteriori misure per contenere i contagi di Coronavirus con un nuovo Dpcm, quello che entrerà in vigore dal 16 gennaio, dopo la scadenza delle norme attuali. Dopo il vertice di ieri sera con il premier Conte, questa mattina, i ministri della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia hanno incontrato regioni, province e comuni. Sul tavolo le nuove norme per fronteggiare la pandemia, con ulteriori restrizioni alla movida.

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Quali sono le nuove misure

In tutto il paese sarà vietata ai bar la vendita d'asporto dopo le 18, per prevenire eventuali assembramenti anche oltre l'orario di apertura, mentre le consegne a domicilio non dovrebbero essere in discussione. Rimarrà il coprifuoco dalle 22 alle 5 e resteranno chiusi stadi, teatri e cinema, insieme a palestre e piscine, così come saranno ancora proibiti gli sport di contatto. Ancora rimandata l'apertura delle piste da sci (prevista per il 18 gennaio), che vedono a questo punto a forte rischio la ripresa della stagione. "Senza le misure natalizie avremmo avuto altri numeri, la situazione europea è complessa”, ha detto il ministro della Salute, a sottolineare l'efficacia dei provvedimenti fin qui adottati e la necessità di continuare sulla strada delle zone colorate. Un approccio che “ci ha già salvato due volte da un nuovo lockdown”, ha poi aggiunto il ministro agli Affari regionali al termine dell'incontro.

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Il dibattito sui nuovi parametri per decidere il colore delle regioni

Al vaglio dell'esecutivo c'era anche l'estensione della zona arancione per il weekend nelle regioni gialle e l'introduzione, suggerita dall'Iss e dal Cts, di un nuovo parametro, quello dei 250 casi ogni 100 mila abitanti, superato il quale le regioni sarebbero automaticamente zona rossa, a prescindere dagli altri indicatori. Proposte che non hanno trovato il favore delle regioni, convocate insieme ai rappresentanti delle province e all'Anci. “Si è parlato di classificazioni – ha chiarito il presidente del Veneto, Luca Zaia, al termine del confronto con l'esecutivo – e tutti i miei colleghi condividono la necessità di avere una voce univoca. Una fonte scientifica. Con i colleghi delle regioni abbiamo chiesto che i dati siano uniformi. Abbiamo concordato sul fatto che l'incidenza dei positivi è un fatto scientifico, ma funziona se tutte le Regioni fanno tamponi nella stessa percentuale sulla popolazione”. Per il momento l'introduzione di questo nuovo parametro è stata messa da parte, mentre è confermato l’abbassamento delle soglie per entrare in una zona: Rt 1 per arancione, 1,25 per quella rossa.

 

Su Facebook, Giovanni Toti ha ribadito le preoccupazioni per l'economia, “soprattutto di alcune categorie particolarmente colpite che hanno bisogno di ristori certi e immediati per sopravvivere”. “Lo abbiamo chiesto al governo, insieme a criteri più semplici, comprensibili e rapidi per attribuire le zone di rischio”, si legge ancora sul profilo del presidente della Liguria, che si è detto contrario all'ipotesi di stop al take away per i bar. Dello stesso avviso il presidente abruzzese Marco Marsilio, secondo cui “senza nuovi e più consistenti iniezioni di contante non molte attività potranno reggere ulteriormente l'urto. Una nuova stretta sulla ristorazione non può essere sostenuta senza nuovi interventi, anche sul resto della filiera e non solo sugli esercenti. Analogo discorso vale per il settore del turismo”.

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La "zona bianca"

E' stata invece apprezzata la prospettiva di una “zona bianca”, ipotesi che si verificherebbe nelle regioni in cui i casi sono al massimo 50 ogni 100.000 abitanti, senza limitazioni di orari per bar e ristoranti, riapertura di palestre, teatri degli altri esercizi al momento chiusi. Una situazione che al momento non riguarda nessuno dei territori: da oggi, al contrario, sono tornate in zona arancione Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria, Veneto e Sicilia. Regioni e governo torneranno a discutere venerdì, quando è previsto l'incontro della cabina di regia con i nuovi dati sul monitoraggio dei contagi. 

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