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Gli stornelli ai tempi del Covid diventano itineranti

Gianluca De Rosa

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Mascherine e nasi all’insù. “Sora Menica, sora Menica…”.  Fisarmonica, tamburello, flauto e voce, l’inedito bus turistico a due piani lascia piazza dei Cinquecento, si lascia alle spalle la stazione Termini e, dopo aver superato la rotonda di piazza della Repubblica, lentamente, comincia a scendere via Nazionale tra gli sguardi divertiti e curiosi dei passanti che ascoltano il vecchio canto popolare che racconta le schermaglie tra le ragazze trasteverine e quelle del rione Monti che Gabriella Ferri rese famoso in tutto Italia. Poi Rino Gaetano, “Berta Filava”, Califano, “Gente di borgata”, ma anche stornelli augurali romaneschi e canti dei carciofolari che nel Natale ottocentesco riempivano di musica i quartieri popolari della Capitale.

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Pochi brani, in realtà per un concerto itinerante inizialmente previsto di circa un’ora e mezza (durata meno grazie all’inaspettata assenza di traffico) “Perché – spiega Ambrogio Sparagna – quando si fanno questi concerti per strada cambiano tutti i parametri dell’ascolto e della percezione: un brano da fermo dura tre o quattro minuti, quando sei in movimento almeno il doppio: c’è un altro tipo di percezione le persone ti sentono come se fossi una sorta di eco che arriva e se ne va e quindi la nostra abitudine è quella di dilatare”. Sparagna è un musicista ed esperto di musica popolare, avvezzo alla musica di strada. “Ho cominciato a suonare in movimento in questo periodo quando ero piccolo con un carretto con gli asini che mi portavano sopra”, racconta. In questa nuove e strana veste di “suonatore sul bus turistico” Sparagna dice si trovarsi bene. “Siamo obbligati a stare seduti – spiega –,per noi che siamo abituati a suonare e cantare in piedi non è semplicissimo, non possiamo fare tante cose, ma con i sampietrini potrebbe finire male, va bene così”. Altro problema il rumore del traffico: “Devi scegliere delle cose che sono pertinenti con quel frastuono, ma non abbiamo avuto difficoltà”. Con lui hanno suonato altri quattro artisti appassionati di musica popolare: Valentina Ferraiuolo, Raffaello Simeoni ed Erasmo Treglia. “Per noi è un segno di ripartenza, un augurio: far iniziare con la musica questo 2021”.

   

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Tra i passanti c’è chi diverto saluta o accenna un passetto di danza, ma anche chi, incredulo, suppone e s’indigna. “Ma che è una festa privata…hai tempi della pandemia, non ci posso credere”. “Pure la municipale che gli fa la scorta che vergogna”. Giorgia, 24 anni, mano nella mano con il fidanzato sorride ascoltando “Gente di borgata” all’arrivo del bus a piazza Trilussa, tappa finale dopo Colosseo e lungotevere. “Non sapevamo nulla, ma è stata davvero una piacevole sorpresa”.

  

Il progetto del bus turistico musicale nasce da un’idea di Maurizio Costanzo e Pino Strabioli ben accolta da Virginia Raggi e realizzata dal Campidoglio grazie a Zetèma, la municipalizzata capitolina che si occupa di cultura. L’obiettivo – lo dice il nome, anche questo tratto da una canzone scritta da Costanzo “Facciamo finta che…tutto va ben” – è allietare il Natale pandemico dei romani. Quello di ieri pomeriggio è stato solo il primo itinerario che il bus percorrerà. Oggi si replica. Questa volta in una periferia: da piazza dei Cinquecento, sempre alle 16.30, il bus partirà alla volta di Centocelle. L’arrivo in piazza dei Mirti è previsto per le 18. L’evento si ripeterà poi in altri quartieri il 30 e il 4 gennaio.

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