Foto LaPresse

dall'archivio

Sono passati cinque anni dalla strage islamista al Bataclan

Morirono 90 persone nell'attentato. Altre cinquanta furono ammazzate per le vie della capitale francese dai militanti dell'autoproclamato Stato Islamico

La sera del 13 novembre del 2015 sul palco del Bataclan a Parigi gli Eagles of Death Metal stavano cantando la canzone "Kiss the Devil" quando un commando islamista fece irruzione nel locale sparando sulla folla. Morirono 90 persone. Altre cinquanta furono ammazzate per le vie della capitale francese dai militanti dell'autoproclamato Stato Islamico. (la cronologia della strage)

  

Sono passati cinque anni da allora.

 

Giuliano Ferrara era a Parigi quella sera: "Ero sul bus 47. Lo hanno fermato allo Chatelet, all’inizio di Boulevard Sébastopol, direzione saint Denis, stade de France, Bataclan eccetera. Luci rotanti delle auto di polizia, centinaia di uomini armati a presidio del territorio, ma tutto in uno strano silenzio d’incomprensione e di disinformazione".

 

Un attacco al cuore delle “capitale della blasfemia, come la chiamano gli islamisti nei loro forum", scriveva Giulio Meotti raccontando l'odio islamista contro la società occidentale.

 

  

Colpire il Bataclan e il quartiere attorno al Bataclan sottendeva un messaggio chiaro: non vi potete divertire, non siete al sicuro. La cultura della morte che si oppone a quella della festa.  

 

Perché a essere stata colpita quel giorno fu il nostro modo di vivere, la nostra colpa era, per i terroristi, quella di amare la vita, scrisse Annalena Benini.

 

  

La strage fu l'ennesimo atto di uno "scontro di civiltà e di religione", come scriveva Giuliano Ferrara, "che a combatterlo in quanto tale, in nome di Dio, dopo la decolonizzazione, nell’occidente del benessere e dell’immigrazione libera, sono soltanto loro, i combattenti islamisti".

 
  

Gli attentati furono la disfatta del pacifista collettivo "Oggi è chiaro che è il non intervento nei teatri di guerra che ha generato instabilità creando spesso le condizioni per la proliferazione del terrore", scrisse il direttore Claudio Cerasa.

 

 

Di più su questi argomenti: