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Dal 15 giugno riaprono i centri estivi, prova generale per la scuola che sarà

Marianna Rizzini

Nell'ultimo Dpcm si torna a considerare i bambini e i ragazzi, ma resta da risolvere la questione dei centri per l’infanzia, i nidi, rimasti al momento fuori dal piano ripartenza

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Roma. Arrivare alla fase 2, quasi alla fase 3: c’è speranza, euforia, ma ci sono anche molti dubbi e questioni irrisolte. Si susseguono le riaperture di attività, resta però una chiusura che pesa e che, per ragioni di sicurezza, deve però protrarsi: quella della scuola. Restano anche le incognite sul come i bambini e i ragazzi stiano elaborando l’interruzione della didattica de visu e la lunga pausa nella dimensione-socialità. In vista della riapertura vera, quella di settembre, su cui ancora non è stata scritta la parola definitiva (ci sono tre “scenari” che verranno analizzati nei prossimi giorni), l’ultimo Dpcm ha previsto, dal 15 giugno, la riapertura dei centri estivi, una sorta di prova generale per la scuola che verrà.

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Roma. Arrivare alla fase 2, quasi alla fase 3: c’è speranza, euforia, ma ci sono anche molti dubbi e questioni irrisolte. Si susseguono le riaperture di attività, resta però una chiusura che pesa e che, per ragioni di sicurezza, deve però protrarsi: quella della scuola. Restano anche le incognite sul come i bambini e i ragazzi stiano elaborando l’interruzione della didattica de visu e la lunga pausa nella dimensione-socialità. In vista della riapertura vera, quella di settembre, su cui ancora non è stata scritta la parola definitiva (ci sono tre “scenari” che verranno analizzati nei prossimi giorni), l’ultimo Dpcm ha previsto, dal 15 giugno, la riapertura dei centri estivi, una sorta di prova generale per la scuola che verrà.

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Il Dipartimento della famiglia, da un lato, d’intesa con i ministeri della Salute, dell’Istruzione e delle Politiche giovanili, con le regioni, i comuni e con il contributo della Società italiana di pediatria, ha emanato intanto un documento: le linee-guida “per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid-19”, documento in cui si stabiliscono modalità e regole per centri che ospiteranno, per il periodo estivo, durante la giornata, attività per bambini maggiori di tre anni e per adolescenti fino a diciassette anni, oltre a definire il tipo di spazi e di gestione, gli standard per il rapporto numerico tra personale e bambini, i “triage” di accoglienza, la selezione del personale e la formazione degli operatori, le modalità di accesso per bambini e genitori, i principi d’igiene e pulizia. Il tutto tenendo presente, si legge nell’introduzione del documento, che, “sebbene le necessità di garantire condizioni di sicurezza e di salute per la popolazione abbiano positivamente giustificato i provvedimenti restrittivi… una delle conseguenze degli stessi è stata quella di incidere fortemente su quelle condizioni di ordinario benessere dei bambini e degli adolescenti che si legano strettamente a diritti fondamentali come quelli all’incontro sociale tra pari, al gioco e all’educazione”. Il viceministro dell’Istruzione Anna Ascani saluta positivamente, con un “finalmente”, il fatto che nel Dpcm” si tornino a considerare i bambini e i ragazzi, ma resta da risolvere la questione dei centri per l’infanzia, i nidi, rimasti al momento fuori dal piano ripartenza. Io penso che, da qui al 15 giugno, la questione possa essere rivista, anche perché la perdita della socialità, per un bambino di quell’età, è un problema che non può più essere sottovalutato”.

 

 

La riapertura dei centri estivi, intanto, dice Ascani, “è anche un’occasione che permetterà di sperimentare, seppure in condizioni di massima sicurezza e con tutte le cautele, una parziale riapertura delle strutture, in vista di quella generale di settembre”. Degli scenari esaminati, quello che manterrebbe una parte della didattica a distanza non convince il viceministro: “Abbiamo già sperimentato i problemi di questa soluzione, che pure è servita a tamponare l’emergenza. Ma, con la partenza del nuovo anno scolastico, la didattica a mio avviso dovrà essere in presenza. Diversa è la questione degli spazi. In assenza di vaccino, infatti, l’esigenza di distanziamento sociale impone di moltiplicarli, per permettere di avere classi meno numerose, e questa sarà la prima questione da affrontare in queste settimane”. Nei prossimi giorni, con gli enti locali, si cercherà dunque di capire come adattare gli spazi negli istituti, mettendo anche a frutto le risorse a disposizione. A Roma, intanto, nei giorni scorsi, il Pd locale ha sollecitato il sindaco Virginia Raggi con una mozione, “mettendo a disposizione della città e della sindaca proposte concrete, serie, responsabili per riaprire in piena sicurezza i centri estivi”, ha dichiarato Claudia Daconto, membro della segreteria romana dem. La polemica con il sindaco sul fronte sul tema va avanti da tempo: “Nessuno a questo punto si permetta di privare i bambini e le famiglie di questa opportunità che dopo tre mesi di lockdown è diventata una necessità. Inefficienza e ritardi non potranno essere tollerati”, dice Daconto.

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“La sindaca Raggi faccia subito quello che non ha fatto finora: pulisca i parchi, individui gli spazi e faccia assegnazioni rapide. Non si cerchino scuse per non partire subito e in sicurezza dando così spazio a forme di abusivismo o assembramenti spontanei non regolati e quindi rischiosi per la salute”.

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