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Cosmopolitics

In Francia Pécresse non sa di chi fidarsi e ritaglia le foto di famiglia

Paola Peduzzi

Tra i gollisti francesi ci sono molte divisioni e la candidata alle presidenziali è messa continuamente in discussione. Ha iniziato Sarkozy a fare il vago, ora c'è l'ingombrante Eric Ciotti

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Il dubbio è un veleno e Valérie Pécresse, candidata alle presidenziali francesi del 10 aprile per i Républicains, è costretta ad assaggiarne un pochino ogni giorno. L’elezione da parte dei gollisti della Pécresse era stata una ventata d’aria fresca: non era la favorita, quindi aveva l’aura dell’outsider, cosa imprescindibile per un partito schiacciato all’esterno tra il macronismo e l’estrema destra, e soffocato al suo interno da molti politici ingombranti ancorché poco votati. Pécresse è in politica da tanti anni, ha esperienza di governo, è studiosa e preparata: la figura adatta per tirare fuori un’offerta politica contemporanea e credibile, tanto che anche l’entourage del presidente Emmanuel Macron aveva iniziato ad avere qualche preoccupazione in più. Un conto è confrontarsi con l’estrema destra, un altro è avere una rivale pragmatica e molto poco ideologica, in grado di raccogliere attorno a sé il mondo conservatore terrorizzato dall’estremismo a destra ma anche disamorato della formula macroniana.

I Républicains, dopo le feste iniziali, dopo il compiacimento per aver trovato un candidato spendibile nella Francia moderna che fosse tradizionalmente di destra, hanno iniziato a far circolare il veleno del dubbio e così a oggi la Pécresse non sa più di chi si può fidare e di chi è meglio sospettare. Nicolas Sarkozy, ex presidente gollista, è stato il primo a utilizzare la sua posizione di forza per mettere la Pécresse nella condizione di dover dimostrare ancora di essere la persona giusta per questa campagna elettorale, come se le primarie del partito fossero state il primo test di un esame più lungo, un esame inventato apposta per lei. A oggi un appoggio convinto ed esplicito da parte di Sarkozy nei confronti della Pécresse, rea di non essere una sua fedelissima pur avendo lavorato insieme, non c’è. Ci sono dichiarazioni di stima, ma anche una valanga di indiscrezioni maliziose, che hanno tutte a che fare con il fatto che la Pécresse non è brillante né di particolare carisma.

Ma Sarkozy non è l’unico: alcuni commentatori parlano di Pecresse-barometro dentro agli stessi Républicains: chi la ama, chi la odia, chi si tura il naso, chi si finge morto. Anche per questo ha preso sempre più spazio un altro peso massimo dei gollisti, Éric Ciotti, che era ben più favorito alle primarie di lei, che è di quella parte dei gollisti che non considera problematica la porosità della destra con gli estremi, e che ha deciso di sistemarsi in tutte le foto e in tutti i comizi in bella vista vicino a Pécresse. Questo Ciotti così ingombrante ha subito portato i più moderati a chiedere colloqui diretti con la Pécresse per darle consigli: sii te stessa, non quello che Ciotti si aspetta da te.

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Così ora la candidata è costretta a dire alla stampa di essere lei la candidata, di non subire l’influenza di nessuno, “ci sono i miei valori in gioco”, ha detto qualche giorno fa. E nelle foto di famiglia, ove possibile, Pécresse si è messa a fare un po’ di tagli: l’ultima volta a rimanere fuori è stato proprio Ciotti.

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