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CONTRO MASTRO CILIEGIA

Sgarbi, pilota automatico

Maurizio Crippa

L'ultima puntata del Caso Sgarbi e il coinvolgimento dei suoi autisti: "Chiamateli eroi!"

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La centralità politica, per le sorti repubblicane, dell’inchiesta giornalistico-inquisitoria su Vittorio Sgarbi ci sfugge un po’, sembra una cosa a metà strada tra l’affaire Giambruno e il Santanchè, nel qual caso l’esuberante critico uscirebbe stravincitore sul piano tricologico. Ma al Fatto prendono sul serissimo il lavoro su e giù per l’Italia del pistard Thomas Mackinson, tanto che ieri l’intero Cdr lo difendeva da presunte intimidazioni, il “metodo Boffo” (metodo Boffo, il Fatto: vabbè). Ma volendo trovare la centralità: una storia di presunti quattrini incassati quando non si doveva, eccetera, ha un suo senso su cui forse qualcuno interverrà. Meno senso ha invece, ci pare, la puntata di ieri dello Sgarbigate: “Sgarbi vessa gli autisti”. Svolgimento: “La verità? Gli autisti Sgarbi non li usa, né li assume: li consuma. E poi li rottama”. Uno di loro spiega: “Il ruolo di autista è fondamentale nella vita di Vittorio (name dropping?, ndr) che è attivo 20 ore su 24”. E lo scoop accusatorio, quale sarebbe? “Non chiamateli autisti, però, chiamateli eroi”, scrive come un ardito Mackinson. Come puntata dell’inchiesta di grande centralità politica, sembra un po’ fiacca, diciamo. Forse è finita la benzina, forse è un’inchiesta col pilota automatico.

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