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Contro mastro ciliegia

Gli ultimi Chicchi amari di Mani pulite

Maurizio Crippa

La morte di Pierfrancesco “Chicci” Pacini Battaglia, il gran banchiere delle tangenti Eni che Di Pietro aveva "sbancato" e che uscì stranamente in fretta dall'inchiesta, è stato liquidata in cronaca. Nessuno, ancora una volta, a prendere sul serio quella sua frase così evidente: "Si è pagato per uscire da Tangentopoli". Meriterebbe il Famedio

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Il cuore già malandato negli anni di Mani pulite, malanno che gli valse un aiutino da parte del pool a trattarlo con riguardo (“noi, per farlo parlare, non potevamo mica picchiarlo”, disse poi Davigo, quello dei colpevoli non ancora scoperti), lo ha portato fino a 89 anni, domenica. Il caos a Gaza gli ha forse dato un ultimo aiutino, in forma di distrazione di massa. Ma è notevole che scrivendo di Pierfrancesco “Chicci” Pacini Battaglia – il banchiere che fu gran maestro delle tangenti Eni e della Prima Repubblica, ma che dalla Mater lacunosa di tutte le inchieste uscì pulito come un bimbo, dopo aver scaricato la colpa su altri – quasi nessuno si sia ricordato di quelle frasi, da lui dette anni dopo: “Si è pagato per uscire da Tangentopoli”; e soprattutto: “Di Pietro e Lucibello mi hanno sbancato”. O chi se ne è ricordato, un’altra volta ancora ha provato a buttarla in burla, in leggenda metropolitana. Eppure, come ha scritto quel vecchio segugio di Frank Cimini, “col suo silenzio” su come erano andati davvero i fatti equelle indagini, “salvò l’immagine della magistratura”. Chicci Pacini Battaglia sarà sepolto nella cappellani famiglia nella sua Bientina, in Toscana. Così Federica Borrelli può stare tranquilla col suo babbo al Famedio.

 

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