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contro mastro ciliegia

Sui referendum per la giustizia peserà la poca credibilità del Salvini “garantista”

Maurizio Crippa

Si può davvero credere ai quesiti che dovrebbero riportare in auge il garantismo se a proporli è un politico che non lo ha mai praticato? Le contraddizioni del leader del Carroccio

Cosa bisogna dire? Ah, sì: la premessa. “Andrò a votare sì a tutti e cinque i referendum”. Altrimenti qualcuno pensa che questo sia un articolo contro, o astensionista. E invece è il contrario. Ci sarebbe anche un’altra premessa, piace meno ma un po’ di realismo non guasta: il quorum potrebbe non essere raggiunto a prescindere, mica è colpa per forza di Salvini che li ha indetti e poi ha dimenticato la campagna elettorale (come dice Bonino, che se ne intendicchia), o per colpa dei soliti vamos a la playa. Il punto è che i referendum non funzionano da un pezzo, e per conto loro: la gente prima si era stancata perché se anche si vinceva li insabbiavano lo stesso, come quello sulla responsabilità civile dei giudici, 1987. E poi perché a un certo punto ne proposero di così a capoccia, così minimal, persino gli orari dei negozi, che proprio si stancarono di andare. Un declino che alla fine è stato pagato anche su temi più importanti. Tanto che Pannella riuscì a perdere per mancato quorum quello sulla legge 40 contro Ruini (no, dico: persino contro Ruini).

 

I sacrosanti referendum di domenica, che meritano il sì, scontano la minaccia astensionista. Ma scontano purtroppo anche un fattore endogeno: credibilità negativa. Che è forse la vera fregatura, il vero problema: si può davvero correre ai seggi, seppure liberati dalle mascherine, per votare i referendum sulla giustizia giusta promossi da un leader politico che la giustizia giusta e il garantismo non li ha mai praticati e non riesce a praticarli, almeno per posa, nemmeno a poche settimane dal voto? Si può insomma crederci, se la carovana la guida Matteo Salvini?

 

A parte il fiero manipolo dei garantisti, e le persone di buon senso che capiscono che lo stato della Giustizia è quasi più letale per l’Italia che manco la svendita dell’Automotive. E a parte i bravi cittadini che hanno tentato di farsi un’opinione – fino a sorbirsi la costituzionalista Littizzetto – tutti gli altri sentono nell’aria odore di fuffa, qualcosa che non convince. Va bene, c’è Roberto Calderoli protagonista di uno sciopero della fame che illumina di luce nuova un’intera biografia: e Calderoli è della Lega. Ma il passo della credibilità – in materia di giustizia, solo di questo si sta parlando – Matteo Salvini, capo del partito cui si devono i referendum, non lo ha fatto. Anzi, anche a tralasciare la distrazione, anche a ponderare le sue preoccupazioni politiche – se vincono i no, vince Meloni – il suo percorso recente è seminato di gaffe contraddittorie che, alla lunga, possono influire sulla voglia dei cittadini di prendere sul serio i “suoi” referendum.

 

“Chi non vota poi non si lamenti se la giustizia non cambia per i prossimi 30 anni”, ha detto. Ma una settimana fa si è indignato per la scarcerazione di Rosario Greco, un condannato per omicidio stradale che è però in attesa di un nuovo processo d’appello ed è stato, giustamente, messo ai domiciliari. “Mi auguro vivamente che il presidente Mattarella intervenga!”, ha scritto sui social, dimenticando che il referendum contro gli eccessi di custodia cautelare è proprio uno di quelli che la Lega ha proposto. Oppure esulta  per l’arresto (droga) della famiglia “a cui avevo citofonato nel 2020”. Non riuscendo, ancora, a distinguere tra un provvedimento delle forze di polizia e una chiamata di piazza all’arresto da parte di un politico. Così la gente magari non ci crede più. Peccato.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"