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contro mastro ciliegia

Donna Assunta e Piazzale Loreto

Maurizio Crippa

La retorica indignazione pavloviana per i saluti romani al funerale della signora Almirante non si replica per lo scempio di Piazzale Loreto, supplementare inutile della Resistenza di cui oggi ricorre l'anniversario

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Con i tempi di reazione giornalistica tipici dei cani di Pavlov (più o meno la stessa rapidità da Redattore Automatikòs che ha fatto annunciare a tutti la morte di Mino Raiola con netto e volgare anticipo) i siti dei giornali si sono riempiti di titoli siffatti: “Braccia tese per il saluto fascista al funerale di Assunta Almirante”. Nel migliore dei casi, tautologie. Come volevano che salutassero, i funerei convenuti, se non con il loro classico “Camerata Assunta Almirante. Presente!”? Niente di cui scandalizzarsi, la signora aveva cent’anni, è vissuta in un altro secolo e nel suo secolo ha voluto morire, come diceva Joan Crawford in Johnny Guitar. E del resto la loro retorica da criceti da tastiera l’avevano già esaurita indignandosi perché era la moglie del fascista fucilatore di Salò (chissà perché, però, Dario Fo rastrellatore di Salò ha sempre indignato meno). Oggi intanto, se a qualcuno interessasse, è l’anniversario della mattina in cui i partigiani appesero a testa in giù il Duce, Claretta e gli altri a piazzale Loreto. Uno scempio supplementare e inutile, con la folla che calpestava i morti e li copriva di sputi. Tanti eredi abusivi di quei momenti adesso non cantano Bella Ciao per l’Ucraina e stanno dalla parte del dittatore di Mosca. A chi la falsità? A voi.

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