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contro mastro ciliegia

Meglio la guerra materialista

Maurizio Crippa

Non bastavano i lutti e le distruzioni, ecco che arrivano anche le interpretzioni psicoanalitiche della guerra. Tra machismo e complessi di castrazione. Forse basterebbe dire che c'è un dittatore che vuole potere, terra, ricchezza, e che bisogna falo fuori. E tanti saluti agli incubi

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E’ finalmente arrivato il 1° aprile, fine dello stato d’emergenza e contestualmente dovrebbero essere finiti anche due anni di noiosate sulla psicologia del Covid e i tormenti interiori della pandemia. Come se non bastasse la malattia, come non fossero bastati morti e ospedali, c’era sempre qualcuno a buttarla sui significati reconditi e i danni ancestrali. Ma in anticipo sul pesce d’aprile già c’è chi s’è buttato sul plot di guerra & psiche.

La già candidata Ségolène Royal, ripescata dal Corriere, ha spiegato che le trattative non funzionano perché c’è “molta esibizione di testosterone e di machismo, una specie di competizione tra uomini che devono dimostrare di essere più forti”. Che le trattative falliscano perché c’è un dittatore che vuole vincere e gli altri non si arrendono, insomma l’evidenza basic, è pensiero che non la sfiora. Lo psicoanalista Recalcati su Rep. ha invece scritto un pezzo profondo e colto, no Ségolène, tra elaborazioni del lutto e complessi di castrazione, per dire che la possibilità della guerra atomica ci fa sentire impotenti, “un’angoscia profondamente psicotica”. Ma grazie al cielo, il lato migliore della guerra è che materialista: c’è uno stronzo che vuole conquistare terra, potere, soldi e forse pure le donne nemiche. E se si riesce a farlo fuori, fine dei nostri incubi.

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