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contro mastro ciliegia

Des hommes et des dieux, il testamento

Maurizio Crippa

Le parole del Padre Christian de Chergé, dopo aver condiviso con i fratelli un estremo bicchiere di vino prima del martirio, nel finale di Uomini di Dio, che narra la vicenda dei sette monaci trappisti uccisi a Tibhirine nel 1996 da terroristi del Gia e beatificati nel 2018

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Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta? (…) Ecco, potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito”. E’ il testamento spirituale del Padre Christian de Chergé,  nella penultima sequenza di Des hommes et des dieux, che narra la vicenda dei sette monaci trappisti rapiti e uccisi a Tibhirine nel 1996 da terroristi islamici del Gia e beatificati nel 2018. Nella sequenza precedente, terzultima stazione, dopo aver compiuto la loro scelta di restare e di martirio, i sette uomini condividono un bicchiere di vino, in un commosso e sorridente e silenzioso addio. A portare le bottiglie, nel ruolo del monaco e medico Luc, è Michael Lonsdale, grande attore e artista cristiano francese, morto a settembre. Pace anche a lui.

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