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Accompagnando Stefano

Maurizio Crippa
E così ieri abbiamo accompagnato Stefano, tutti quanti o quasi. I vecchi e i giovani, e non va da sé che i vecchi sentano il dolore di più, ma va da sé che pur sembrandogli più normale, morire, sembri ai vecchi però più enorme. E comunque è stato in una chiesa lontana, più che di periferia, non proprio bella, su su per la Nomentana. Però in chiesa, e Stefano era così.
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E così ieri abbiamo accompagnato Stefano, tutti quanti o quasi. I vecchi e i giovani, e non va da sé che i vecchi sentano il dolore di più, ma va da sé che pur sembrandogli più normale, morire, sembri ai vecchi però più enorme. E comunque è stato in una chiesa lontana, più che di periferia, non proprio bella, su su per la Nomentana. Però in chiesa, e Stefano era così. Più stai in periferia e più vedi la prospettiva, più intuisci il disegno. E le chiese e i preti anche quelli un po’ foresti, che è meglio.

 

E insomma l’abbiamo accompagnato e salutato, e c’erano tanti altri, non solo del Foglio, e non ho proprio voglia, né intenzione, di fare io la cronaca e tantomeno la morale. Però siccome era in chiesa, con un mosaico un po’ improbabile del Buon Pastore dietro l’altare, e non lo so se le letture le avesse scelte lui, per sé, ma quel pezzo degli Atti degli apostoli e di Pietro a casa dei pagani, e che dice non c’è niente di impuro che entri da fuori negli uomini, e divina è invece la loro convivenza, be’, era Stefano.

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