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Con "I segni del cuore" agli Oscar trionfano i film che "fanno stare bene"

Mariarosa Mancuso

Il remake americano de "La famiglia Bélier", sull'aspirante cantante figlia di genitori sordi, vince come miglior film. Un premio al genere "mi sono divertito, ho pianto tanto". Il favorito "Il potere del cane" ha guadagnato la statuetta come migliore regista per Jane Campion. Miglior protagonista Will Smith, sempre che non gliela tolgano

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Alla fine della cerimonia le conduttrici sono uscite in pigiama. Una gag già vecchia quando Amy Schumer – una delle tre, scollatura a goccia e tette in vista – non era ancora nata. Lo spettacolo in verità non aveva offerto grandi momenti, a parte lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock che aveva alluso alla testa rapata di Jada Pinkett Smith. Tremenda la coreografia d’apertura. Beyoncé che cantava “Be Alive” (uno dei brani candidati, dal film “Una famiglia vincente”) attorniata da un corpo di ballo vestito di giallo color palla da tennis, in tinta con l’arpa e il pianoforte. Sul campo di Compton dove Serena e Venus Williams avevano vinto le prime gare.

Per seguire la cerimonia bisognava farsi forza. E ancora non sapevamo che “CODA – I segni del cuore” avrebbe vinto l’Oscar come miglior film. Scavalcando i campioni: “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson e “La fiera delle illusioni” di Guillermo del Toro. Oltre a “Belfast” di Kenneth Branagh, un piccolo film che non nega di esserlo, e “West Side Story” di Steven Spielberg (spettacolare, ma non trascinante come il dito a lampadina dell’extra-terrestre E. T.).

Tutti gli occhi e i pronostici erano per “Il potere del cane” di Jane Campion, celebratissimo e per la verità un po’ noioso, se non vi piacciono i paesaggi e la vita segreta dei cowboy. Argomenti di vendita (come sta scritto sulle schede delle novità che i librai dovranno ordinare): una donna che gira un western; il machismo dei cowboy finalmente demolito; i risvolti esistenziali del cinema d’azione.

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Ha vinto il film diretto da un’altra donna, con armi più convenzionali: lacrime, legami familiari, la scelta tra sacrificio e ambizione. Si chiama Sian Heder, di sicuro non l’avete mai sentita nominare (in un suo film del 2016 Ellen Page era ancora femmina). Più probabilmente ricordate il film francese “La famiglia Bélier”, di cui “CODA – I segni del cuore” è il remake. Pescatori nel Massachusetts invece di contadini in Normandia, identica trama: una ragazza dalla voce angelica nata e cresciuta in una famiglia di sordi (CODA sta per “Child Of Deaf Adults”) vuole seguire la vocazione di cantante. Privando i genitori di un prezioso sostegno: pesci e prodotti agricoli vanno contrattati a voce e venduti.

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E’ l’ufficiale trionfo agli Oscar del genere “mi sono divertito, ho pianto tanto”. Dei film che “fanno stare bene”, e signora mia di questi tempi ne abbiamo tanto bisogno. Si sussurrava alla vigilia di un intervento dell’ex attore Zelensky collegato in diretta. E’ finita in un minuto di silenzio per l’Ucraina, e molti nastri azzurri. Sean Penn aveva minacciato di fondere le sue statuette, se non avessero fatto parlare il presidente ucraino. Non sappiamo come sia finita, e quale sarebbe stato il dress code per le signore, dopo il nero sfoggiato l’anno del #MeToo.

Jane Campion ha avuto comunque l’Oscar come migliore regista, mentre “CODA – I segni del cuore” ha vinto nelle altre due categorie in cui era candidato, sceneggiatura non originale e attore non protagonista. E’ salito sul palco Troy Kotsur, con un lungo ringraziamento nel linguaggio dei segni. I presenti avevano aveva già imparato ad applaudire chi non sente: le mani non si battono, si fanno ruotare all’altezza del viso. Un premio vinto per tutta la comunità, ha detto: accanto a lui, nel film e alla cerimonia, c’era Marlee Matlin, che aveva recitato con William Hurt in “Figli di un dio minore” di Randa Haines. Il premio per l’attrice non protagonista è andato a Ariana DeBose, Anita in “West Side Story”. Altra fiera rivendicazione, identitaria e multipla: ballerina, afro-latina, e queer.

Attore protagonista Will Smith, per “Una famiglia vincente” – se non gli toglieranno la statuetta per comportamento manesco. Attrice protagonista Jessica Chastain per “Gli occhi di Tammy Faye”, molto aiutata da truccatori e parrucchieri (tra le categorie, come i montatori, premiate fuori diretta tv per far finta di sbrigarsi). “Belfast” di Kenneth Branagh ha vinto solo la sceneggiatura originale, gli attori irlandesi – e britannici come Judi Dench – non vanno di moda.

“CODA – I segni del cuore” è il primo Oscar vinto da una piattaforma streaming – uscirà al cinema il 31 marzo, ma è già su Apple TV+. Ha battuto Netflix, che portava “Il potere del cane” e “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, sconfitto dal giapponese “Drive My Car”, (malinconica regia di Ryusuke Hamaguchi da un racconto di Haruki Murakami). “Il cinema è diventato piccolo”, scrive Ross Douthat sul New York Times, citando “Viale del tramonto”. Rimpiccioliscono anche gli Oscar.

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