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Abolite i libri

Mariarosa Mancuso

Veltroni vuole librerie aperte giorno e notte. Per carità! Per incoraggiare alla lettura è meglio disincentivarla

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Librerie aperte senza limiti di orario. Bell’idea. E per farne cosa? Le farmacie sono aperte di notte perché può servire un cerotto, un’aspirina, un analgesico, un sonnifero, altre meraviglie che la scienza medica ha inventato per renderci la vita più agevole. In decenni di letture, e di assidue frequentazioni con lettori accaniti – vabbé, fanatici – mai abbiamo sentito di qualcuno costretto all’astinenza per aver trovato il cartello “chiuso” fuori da una libreria. Non è come il mal di denti. Ci si arrangia. Si aspetta il giorno dopo. Si ricupera un libro comprato e poi dimenticato. Il regalo di qualcuno che (ancora) non ha capito i nostri gusti. Nelle case dei lettori ce n’è sempre qualcuno. I non lettori certo non vagheranno a tarda ora in cerca di un libraio aperto, come usavano fare i fumatori rimasti senza sigarette.
     

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Librerie aperte senza limiti di orario. Bell’idea. E per farne cosa? Le farmacie sono aperte di notte perché può servire un cerotto, un’aspirina, un analgesico, un sonnifero, altre meraviglie che la scienza medica ha inventato per renderci la vita più agevole. In decenni di letture, e di assidue frequentazioni con lettori accaniti – vabbé, fanatici – mai abbiamo sentito di qualcuno costretto all’astinenza per aver trovato il cartello “chiuso” fuori da una libreria. Non è come il mal di denti. Ci si arrangia. Si aspetta il giorno dopo. Si ricupera un libro comprato e poi dimenticato. Il regalo di qualcuno che (ancora) non ha capito i nostri gusti. Nelle case dei lettori ce n’è sempre qualcuno. I non lettori certo non vagheranno a tarda ora in cerca di un libraio aperto, come usavano fare i fumatori rimasti senza sigarette.
     

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“Un provvedimento per tenere aperte le libreria senza limiti di orario”, invoca Walter Veltroni, appena elettro presidente della giuria del Campiello. Premio prestigioso, con una sua singolarità: aggiunge alla giuria dei letterati una giuria popolare di 300 lettori. Quindi si vanta di non essere manovrabile, né esposto alle pressioni delle case editrici. Lo dicono perché al premio Strega fischino le orecchie. Chi esamina logicamente la situazione ne deduce che i letterati sono per definizione influenzabili, e in ogni caso il loro giudizio non coincide con quello dei lettori. Il premio perfetto, sostengono gli organizzatori, che comunque non risparmiò a Carlo Fruttero un umiliante quinto posto, su cinque concorrenti, nell’edizione 2007.
   

E’ la solita maledetta retorica che gira attorno al libro. Librerie aperte giorno e notte, i libri devono essere le nostre medicine. Promossi a “vaccino” nel titolo dell’intervista, perché non sopravviva neanche una pagina di quotidiano vaccino-free (della gag del furgone che arriva al confine senza scorta, e viene preso in carico dall’esercito, che gli fa fare un giro dell’oca dimenticando che Milano è di strada, se uno arriva a Roma dal nord, parliamo un’altra volta). Con involontari effetti umoristici, visto che poche pagine prima abbiamo letto l’intervista a un’infermiera di una residenza per anziani che non si vuole vaccinare. E tra i No vax spuntano pure i medici. Quanto convincente può essere, per gente che in piena pandemia rifiuta di vaccinarsi contro un virus pericoloso, il richiamo al libro che salva la vita?
   

“La scorsa primavera ho visto persone che, pur di non leggere, si sono messe a panificare”, ha detto Fabio Genovesi – scrittore più amato dal pubblico che dalle giurie letterarie – a Simonetta Sciandivasci. Appunto. Le vendite dei libri dopo il primo confinamento hanno avuto un rimbalzo, si è sentita la parola miracolo, il 2020 si avviava a non essere disastroso come poteva sembrare. Un momento per tirare il fiato, ed è scattato il secondo lockdown. Coincidente con il Natale, l’altissima stagione. Perché, diceva un vecchio slogan pubblicitario, non puoi sbagliare la taglia e fa miglior figura di una sciarpa (per femmine) o di un portafoglio (per maschi) raccattati all’ultimo momento.
     

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Diceva Daniel Pennac – uno che sicuramente ha venduto più libri di Veltroni, e ha inventato Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio in un grande magazzino – “l’unico modo per promuovere la lettura è vietarla”. Vietarla. Metterla fuorilegge. Farne un piacere proibito. Costringere i lettori alla clandestinità. Non sprecare soldi per campagne a favore del libro. Piantarla con la fandonia secondo cui i lettori diventeranno personcine migliori. Siamo affezionati ai nostri difetti. Figuriamoci tenere aperte le librerie più a lungo. Già i librai non hanno le file fuori. Vogliamo che rimangano aperti fino a mezzanotte, spolverando e riordinando gli scaffali mai toccati da mano umana? 

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