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Tutti a casa

Mariarosa Mancuso

Cinema e teatri chiusi o deserti per paura del contagio, eventi rinviati o cancellati. Con qualche vantaggio

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Gli imperturbabili sono il direttore e gli organizzatori del Festival di Cannes, in programma dal 12 al 23 maggio. Ieri è arrivata la conferma dell’accredito, con la data della conferenza stampa, il 16 aprile. Sembrava la risposta un po’ stizzita a Variety, che qualche giorno prima aveva scritto: “Il coronavirus minaccia anche Cannes”. Sono vietati gli assembramenti particolarmente numerosi, dicono le regole imposte da Macron. E il festival – i festival – è un gigantesco assembramento di gente che attende almeno mezz’ora in file serrate, poi va in sala e ci rimane un paio d’ore, litigandosi il bracciolo con vicini spesso debordanti e scarsi di doccia. Vale per i 4.000 giornalisti. A cui bisogna aggiungere almeno i 10.000 buyer accreditati per il Marché du Film.

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Gli imperturbabili sono il direttore e gli organizzatori del Festival di Cannes, in programma dal 12 al 23 maggio. Ieri è arrivata la conferma dell’accredito, con la data della conferenza stampa, il 16 aprile. Sembrava la risposta un po’ stizzita a Variety, che qualche giorno prima aveva scritto: “Il coronavirus minaccia anche Cannes”. Sono vietati gli assembramenti particolarmente numerosi, dicono le regole imposte da Macron. E il festival – i festival – è un gigantesco assembramento di gente che attende almeno mezz’ora in file serrate, poi va in sala e ci rimane un paio d’ore, litigandosi il bracciolo con vicini spesso debordanti e scarsi di doccia. Vale per i 4.000 giornalisti. A cui bisogna aggiungere almeno i 10.000 buyer accreditati per il Marché du Film.

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Tutti gli altri hanno fatto marcia indietro. Chiudendo i cinema e i teatri, cancellando le anteprime e le uscite cinematografiche, contingentando le entrate nei musei, rinviando a data da destinarsi i tour promozionali degli scrittori. Spostando le manifestazioni (quando era possibile), o addirittura cancellandole: è il caso di “Libri come” a Roma, l’apertura era in programma il 12 marzo all’Auditorium. Quel giorno sarà dato l’annuncio dei 12 candidati che si disputeranno poi la cinquina del Premio Strega. Speriamo non assistano tutti i 54 romanzieri entrati nella long list: una piccola folla che sfida ogni norma adottata per il contenimento dell’epidemia.

 

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I dati provengono da Confindustria Cultura Italia, che riunisce le associazioni dell’editoria (Aie), della musica (Afi, Fimi, Pmi), del cinema e audiovisivo (Anica, ApaA, Univideo) e dei servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (Aicc). Il presidente Innocenzo Cipolletta chiede “Fate presto”. Sono stati cancellati oltre 7.000 spettacoli dal vivo: la perdita economica solo per la musica ammonta a dieci milioni e mezzo di euro. il cinema ha avuto un calo del 75 per cento, parlando di incassi (con un record negativo l’altro ieri, del 90 per cento). 324 mila persone contro il milione che avevano frequentato le sale nello stesso periodo dell’anno scorso. Le vendita dei libri sono calate del 25 per cento, con punte del 70 nelle regioni più colpite.

    
No Time to Die”, l’ultimo film di James Bond che sarebbe dovuto uscire in aprile (ogni battuta sul titolo è già stata fatta, astenersi se non sono brillantissime), slitta prudentemente a novembre. Privando le sale cinematografiche di un sicuro richiamo per le folle. Ma appunto, son le folle che vanno evitate. Da ieri circola la fotografia di un cinema romano – e non è l’unico – dove una poltrona su due è sbarrata dal naso adesivo. Andare al cinema si può, ma ben distanziati (sarà così, annunciano, anche alle anteprime). Non c’è da stupirsi se qualche esercente ha deciso di chiudere – si fa prima. Ecco perché stanno uscendo quasi solo film di nicchia. Con l’eccezione di Giorgio Diritti e il suo “Volevo nascondermi”, sul pittore Antonio Ligabue: c’era da sfruttare il traino della Berlinale e l’Orso d’argento vinto da Elio Germano. Ottime le critiche, ma non avrebbe comunque attirato le masse popolari. Paziente zero, il film di Carlo Verdone (in basso nella foto LaPresse), “Si vive una volta sola”, destinato a una lunga quarantena: non è il momento di vedere chirurghi e anestesisti che architettano scherzi crudeli.

   
Si auspicano dunque sostegni economici e soprattutto spintarelle culturali. Già partito l’hashtag #leggiunbuonlibro, dove quel “buon” è la solita spina nel fianco. Ma almeno adesso che siamo in quarantena, si potrà dire che i libri sono un divertimento, non una punizione? Gianrico Carofiglio suggerisce come atto di resistenza culturale “entrate in libreria e comprate un libro” (non importa se ne avete già uno a casa). Altri sperano che i consumi librari siano davvero anticiclici: l’economia scende e le vendite dei libri salgono.

  
Restano un paio di cattivi pensieri. Presentare i libri come “il passatempo che vi resta quando non potete fare proprio niente altro” non è proprio un geniale lancio pubblicitario. Non lo è neppure: “Andate al cinema per sostenere il prodotto nazionale e i lavoratori dello spettacolo” (sa tanto di scarpe autarchiche con la suola di sughero). Non si piangono neppure le decine di presentazioni librarie cancellate (ancora in forse i festival balneari): la più diffusa pratica sostitutiva della lettura.

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