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Meglio mangiare il cinghiale ingrassato a rifiuti o la carne sintetica? Dubbi di un consumatore onnivoro

Antonio Pascale

Non faremo un passo avanti, come intellettuali, politici, persone e cittadini se non chiariremo una volta per tutte questo maledetto equivoco che vede la natura come un giardino incantato che ci dà i suoi buoni frutti e tutto il resto è peccato

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Sappiamo che il governo è contrario a questa fantomatica carne sintetica. Motivazioni? Varie ed eventuali. La prima - tradotta fuori dai denti - è che è una schifezza, viene fuori dai laboratori dunque: a) non è naturale; b) se non è naturale deve essere, appunto come dicevamo, una schifezza. Seconda motivazione? Non fa parte della nostra cultura: trattasi dunque di un corpo estraneo. E infatti, vuoi mettere la profondità della tradizione culturale di scannare il maiale nell’aia? Roba che vi assicuro che pure un onnivoro come me o un provocatore carnivoro alla Cruciani avrebbe, dopo aver assistito all’agonia dell’animale, seri tentennamenti e rischierebbe di convertirsi immediatamente a un qualsiasi culto vedico.

 

Non è possibile considerare cultura tutto quello che è stato e snobbare quello che sarà. La cultura, è il sottotesto dei discorsi di chi vuole vietare la carne artificiale, è tutto quello che appartiene al passato e dunque non si presenta come corpo estraneo e al contrario tutto quello che si pensa e si mette in pratica qui e ora (e in tendenza disegnerà il futuro), ecco tutto questo è sinonimo di invasione e corruzione. Se è così, meglio affidarsi al vecchio testamento per la risoluzione dei conflitti, almeno è un vecchio libro. Capite il bias? E capite anche che questo atteggiamento non è patrimonio solo della destra, ma è bipartisan.

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Ma del resto la democrazia non è perfetta ed è soggetta pure alla demografia, nella fattispecie la popolazione invecchia e rimpiange il passato ed è più propensa a dire: dove andremo a finire. Per questo pensiamo male della carne sintetica. Non notiamo i benefici ambientali, perché da una cellula staminale produci milioni di hamburger e non scanni maiali e simili. Non notiamo che per realizzare un prodotto così ci vuole tanta ma tanta cultura e trovate geniali (come quella di far crescere le staminali in foglie di spinacio per imitare l’apparato linfatico animale). La carne sintetica assomiglia sempre di più alla carne naturale e sa di carne (il sapore è dato dall’emoglobina) e comunque se non si prova, se non si lascia al consumatore la scelta e al produttore l’opportunità di ascoltare i consigli del consumatore, allora non c’è avanzamento culturale, e tutto rimane incistato nel passato.

  

Ma a parte questo, se qualcuno vi dicesse, sia in nome di un’antica tradizione, nonché delle nuove regole che aprono la caccia al cinghiale nei parchi: preferite mangiare la carne del cinghiale appena ucciso in un parco o sotto casa vostra, cinghiale che onnivoro com’è, si è cibato di plastica, schifezze, resti di schifezze cittadine, topi e altro, oppure una carne prodotta in laboratorio, controllata e pura? Bè insomma, non so quanti di voi sceglierebbero la succulenta carne di cinghiale ottenuta a suon di pantegane romane (faccio per dire, eh).

 

Non faremo un passo avanti, come intellettuali, politici, persone e cittadini se non chiariremo una volta per tutte questo maledetto equivoco che vede la natura come un giardino incantato che ci da i suoi buoni frutti e tutto il resto è peccato. Comunque, come regalo di Natele, fatemi arrivare a 80 anni e dire: ho visto cose che voi custodi di destra e sinistra delle antiche culture nemmeno immaginavate. Dai, lasciatemi togliere questa soddisfazione: la curiosità, l’innovazione, la conoscenza sono alcune delle ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta e migliorano pure la vita, dei maiali e dei cinghiali.

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