PUBBLICITÁ

Il Nobel per la Pace era meglio darlo a Slow Food

Maurizio Crippa

I veri martiri della libertà disturbano troppo, i politici in passato sono stati flop e Greta è già dimenticata. Tanto vale premiare un ente pubblico come il World Food Programme. Però con Carlin Petrini almeno gli aiuti arriverebbero più in fretta e col bollino Igp

PUBBLICITÁ

Greta Thunberg era al secondo tentativo, ma ha toppato come quelli del salto con l’asta e difficilmente avrà la terza chance: gli assembramenti verdi del venerdì sono passati di moda. Politici che fanno la pace, non ce n’è in giro troppi, pure i mediatori internazionali stanno in ribasso e dopo i premi gaffe a Obama (linea rossa non pervenuta) e Aung San Suu Kyi (genocidi in corso) meglio stare alla larga. Qualcuno aveva puntato su Edward Snowden e Julian Assange, ma per le comiche finali c’è sempre tempo. Così alla fine ha vinto il World Food Programme, cioè una sigla anziché una persona, e la motivazione probabilmente sarà: ha un bel nome che rispecchia il lavoro che dovrebbe fare, visto che ha 15 mila dipendenti, quasi più della Regione Sicilia. Del resto, sempre meglio loro che l’Oms, altro candidato, pare con la motivazione: non si sono accorti della pandemia in Cina.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Greta Thunberg era al secondo tentativo, ma ha toppato come quelli del salto con l’asta e difficilmente avrà la terza chance: gli assembramenti verdi del venerdì sono passati di moda. Politici che fanno la pace, non ce n’è in giro troppi, pure i mediatori internazionali stanno in ribasso e dopo i premi gaffe a Obama (linea rossa non pervenuta) e Aung San Suu Kyi (genocidi in corso) meglio stare alla larga. Qualcuno aveva puntato su Edward Snowden e Julian Assange, ma per le comiche finali c’è sempre tempo. Così alla fine ha vinto il World Food Programme, cioè una sigla anziché una persona, e la motivazione probabilmente sarà: ha un bel nome che rispecchia il lavoro che dovrebbe fare, visto che ha 15 mila dipendenti, quasi più della Regione Sicilia. Del resto, sempre meglio loro che l’Oms, altro candidato, pare con la motivazione: non si sono accorti della pandemia in Cina.

PUBBLICITÁ

  

    

Il premio Nobel per la Pace comminato venerdì al Programma Alimentare Mondiale (in italiano, quanto siamo provinciali e sovranisti), emanazione dell’Onu, è a un tempo significativo e desolante. Innanzitutto desolante, potevano darlo (erano in lizza ma figuratevi se potevano entrare in cinquina) ai giovani attivisti di Hong Kong e persino ai #BlackLivesMatter, ma i soloni del Nobel hanno qualche timore reverenziale nei confronti dell’attualità, o dei nemici della pace. Altrimenti si sarebbe potuto pensare alle donne della Bielorussia o a qualche giornalista turco, ma che lo diciamo a fa’? Meglio girare alla larga, tenersi sulle sigle generiche.

PUBBLICITÁ

  

Così c’è l’aspetto significativo, o rivelatore: premiare un ente pubblico. Cioè un’astrazione come premiare il Cnel, un organismo per il nome che ha, più che per il lavoro che fa. L’astrazione del Bene, parafrasando le parafrasi di Annah Arendt. Una volta premiarono pure l’Unione europea, per il solo fatto di esistere, e persino le Forze Onu di peace-keeping per il fatto, forse, che essendo soldati non hanno disertato nelle missioni affidategli. Di questo passo, potevano darlo a Giggino Di Maio, per il fatto di star seduto alla Farnesina dove lo hanno messo. E prossimamente non si vedrebbe male un Nobel per la Pace al 5G, per la promessa di assicurarci una migliore connessione a Immuni.

   

E dunque il World Food Programme, e saranno contenti almeno in due, Papa Francesco e il buon Carlin Petrini. Dar da mangiare agli affamati. Ma se tanto ci dà tanto, e vista la pachidermica lentezza con cui il Programma Alimentare Mondiale fa il suo mestiere, era meglio dare il Nobel per la Pace direttamente a Slow Food (candidiamo noi). Almeno saremmo sicuri che in Africa nei pacchi alimentari arrivino soltanto mozzarelle Igp e pomodori a chilometro zero.

PUBBLICITÁ