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L’offensiva dei vescovi nasconde una grande divisione interna

Matteo Matzuzzi

A parole la Cei è tutta per Conte, ma dietro le quinte e gli applausi a Mattarella c’è chi tifa per Salvini

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“Sono ore d’incertezza per il nostro paese. In questo momento guardiamo con fiducia al presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia. Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate proprio dal presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: ‘Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori’”. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, commenta così la situazione politica in evoluzione, richiamandosi a Mattarella e facendo intendere che non è tempo di avventure, crisi e cambi di leadership a Palazzo Chigi.

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“Sono ore d’incertezza per il nostro paese. In questo momento guardiamo con fiducia al presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia. Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate proprio dal presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: ‘Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori’”. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, commenta così la situazione politica in evoluzione, richiamandosi a Mattarella e facendo intendere che non è tempo di avventure, crisi e cambi di leadership a Palazzo Chigi.

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Dopotutto, anche l’organo ufficiale dei vescovi aveva chiarito che la strada maestra è quella della sostituzione dei renziani con senatori presi qua e là a Palazzo Madama: “Responsabilità cercasi”, titolava ieri Avvenire. Il giorno prima, nell’editoriale d’apertura, il quotidiano della Cei scriveva di una “crisi che, al di là dell’assurdità di capitare nel pieno di una catastrofe sanitaria globale e con l’epidemia di nuovo in espansione, in realtà è molto più difficile da accettare che da capire”. L’agenzia Sir (sempre della Cei) definiva “irrazionale” la crisi di governo; una crisi “assurda  agli occhi dei cittadini alle prese con i contagi e il loro tragico corredo di morti, con le conseguenze economiche della pandemia, che in molti settori sono estremamente gravi, e con il suo devastante impatto sociale che invece non risparmia nessuno. E appare assurda anche agli occhi dei nostri partner europei”. Triplo via libera alle esternazioni episcopali, che infatti sono giunte puntuali.

 
Tutte, sui media, a sostegno dell’attuale governo e del suo presidente. Perfino mons. Renato Boccardo, vescovo di Spoleto e grande amico di Renzi, durante l’omelia per il patrono san Ponziano ha invitato tutti alla responsabilità per il bene comune. Intervistato dal Corriere della Sera, ha aggiunto di sperare che il leader di Italia viva abbia avuto “buone ragioni per fare quello che ha fatto”. Tutti uniti a difesa di Conte, dunque? Non proprio, se è vero che buona parte dei vescovi italiani  – e non tutti legati alla stagione di Camillo Ruini e Angelo Bagnasco – confidano a microfoni ben spenti di non comprendere questo “appiattimento” sul governo rossogiallo, se non per gli input che arrivano direttamente dal Vaticano, assai ben disposto nei riguardi di Conte al pari della Civiltà Cattolica, l’importante rivista gesuita.

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Circola ancora l’aneddoto di quanto accadde al termine dei funerali del cardinale Achille Silvestrini, celebrati nel mezzo della crisi che avrebbe portato un anno e mezzo fa alla nascita del governo Conte bis con la cacciata di Salvini all’opposizione. Quando il Papa fu informato della presenza del “presidente del Consiglio italiano” che attendeva fuori dalla sacrestia per salutarlo, Francesco chiese se si trattasse di Conte e solo quando ebbe ottenuto risposta favorevole diede il via libera per farlo entrare.

 

I vescovi italiani, nel profondo, continuano a essere divisi. Il problema è che se un tempo i “centristi” o “moderati” erano la maggioranza, oggi l’asse si è spostato nettamente più a destra, verso la Lega, polarizzando ancora di più una compagine che fa fatica a trovare un orientamento comune. Non è un caso che nella fluidità della situazione ci si appelli a Mattarella, senza però entrare ufficialmente nel dibattito sui temi all’origine della crisi. Si sta in mezzo al guado, aspettando e cercando di capire dove tira il vento, con il terrore di fare la scelta sbagliata e di restare isolati. C’è chi da tempo  ha domandato un grande Sinodo per l’Italia che reimposti la rotta e metta in moto una Cei che appare sempre più statica in attesa che qualcosa accada.

       

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