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editoriali

Il Papa, le donne e lo scandalo che non c’è

Anche una prassi che diventa regola divide la chiesa in tifoserie. Problema

Redazione

Ancora una volta si è scatenato il tifo da tastiera: da una parte quanti gridano alla svolta storica, dall’altra chi parla di eresia, di vergogna e di inaudito sopruso che getterebbe la Chiesa nel caos

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Sabato scrivevamo che il Papa governa con piglio da monarca assoluto qual è, anche grazie ai motu proprio che da Santa Marta vengono pubblicati un giorno sì e l’altro pure. Ieri mattina, puntuale, ne è arrivato un altro: d’ora in poi, modificando il Codice di diritto canonico, le donne potranno essere ammesse al Lettorato e all’Accolitato, il che significa che tra i laici ammessi a leggere la Sacra scrittura e a distribuire la comunione saranno annoverate anche le donne. Qualcuno potrebbe alzare un sopracciglio: ma non era già così? Sì. Basta infatti frequentare le chiese durante le messe per accorgersi che da decenni senza destare particolare scandalo, a quanto risulta  le donne leggono dall’ambone e distribuiscono l’eucaristia. Il fatto è che potevano grazie alla concessione del vescovo diocesano, una prassi che ora viene istituzionalizzata e diventa la regola. Nessuna apertura al diaconato e/o sacerdozio femminile. Insomma, niente di trascendentale.

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Sabato scrivevamo che il Papa governa con piglio da monarca assoluto qual è, anche grazie ai motu proprio che da Santa Marta vengono pubblicati un giorno sì e l’altro pure. Ieri mattina, puntuale, ne è arrivato un altro: d’ora in poi, modificando il Codice di diritto canonico, le donne potranno essere ammesse al Lettorato e all’Accolitato, il che significa che tra i laici ammessi a leggere la Sacra scrittura e a distribuire la comunione saranno annoverate anche le donne. Qualcuno potrebbe alzare un sopracciglio: ma non era già così? Sì. Basta infatti frequentare le chiese durante le messe per accorgersi che da decenni senza destare particolare scandalo, a quanto risulta  le donne leggono dall’ambone e distribuiscono l’eucaristia. Il fatto è che potevano grazie alla concessione del vescovo diocesano, una prassi che ora viene istituzionalizzata e diventa la regola. Nessuna apertura al diaconato e/o sacerdozio femminile. Insomma, niente di trascendentale.

 

Eppure, ancora una volta si è scatenato il tifo da tastiera: da una parte quanti gridano alla svolta storica, dall’altra chi parla di eresia, di vergogna e di inaudito sopruso che getterebbe la chiesa nel caos. Esagerazioni macchiettistiche che però dicono molto del clima in cui la chiesa è immersa, fra tensioni ormai visibili e dichiarate nell’episcopato e crisi che deflagrano un po’ ovunque. C’è chi spera che il motu proprio sia il grimaldello per portare le sacerdotesse sull’altare (previo via libera alle diaconesse) e chi crede che ciò avverrà senz’altro in un futuro non troppo lontano. Senza volare con la fantasia o con le profezie su quel che accadrà, basterebbe fermarsi al testo del provvedimento papale, che non fa altro che certificare quel che già accade e che fu concesso da Giovanni Paolo II, poi santo. No, il problema della chiesa oggi non è di certo la catechista che dà la comunione. Né la signora che legge le Lettere di san Paolo. Parliamo di cose serie, su.        

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