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editoriali

Il Papa toglie la cassa alla Segreteria di stato

Pubblicata una lettera dello scorso agosto al cardinale Parolin in cui si comunica la decisione del Pontefice di depotenziare il "primo" dicastero vaticano

Redazione

“Uscire al più presto da certi investimenti” (Londra e Centurion). Un'altra vittoria del cardinale George Pell

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Il Papa toglie alla Segreteria di stato la cassa: d’ora in poi non gestirà più fondi propri. Ne ha dato ieri notizia la Santa Sede, pubblicando una lettera di Francesco risalente allo scorso agosto con la quale comunicava al cardinale Pietro Parolin la sua decisione. Il tutto è avvenuto prima della revoca (a metà) della porpora a Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di stato ai tempi del chiacchierato acquisto dell’immobile londinese di Sloane Avenue  – scrive Francesco che dagli “investimenti operati a Londra” e dal “fondo Centurion occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”. Il Papa è chiarissimo: “Non sembra, necessario, né opportuno che la Segreteria di stato debba eseguire tutte le funzioni che sono già attribuite ad altri dicasteri. E’ preferibile, quindi, che anche in materia economica e finanziaria si attui il principio di sussidiarietà, fermo restando il ruolo specifico della Segreteria di stato e il compito indispensabile che essa svolge”.

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Il Papa toglie alla Segreteria di stato la cassa: d’ora in poi non gestirà più fondi propri. Ne ha dato ieri notizia la Santa Sede, pubblicando una lettera di Francesco risalente allo scorso agosto con la quale comunicava al cardinale Pietro Parolin la sua decisione. Il tutto è avvenuto prima della revoca (a metà) della porpora a Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di stato ai tempi del chiacchierato acquisto dell’immobile londinese di Sloane Avenue  – scrive Francesco che dagli “investimenti operati a Londra” e dal “fondo Centurion occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”. Il Papa è chiarissimo: “Non sembra, necessario, né opportuno che la Segreteria di stato debba eseguire tutte le funzioni che sono già attribuite ad altri dicasteri. E’ preferibile, quindi, che anche in materia economica e finanziaria si attui il principio di sussidiarietà, fermo restando il ruolo specifico della Segreteria di stato e il compito indispensabile che essa svolge”.

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Detto ciò, Francesco stabilisce che “la Segreteria di stato trasferisca all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, ndr) la gestione e l’amministrazione di tutti i fondi finanziari e del patrimonio immobiliare”. Non solo, ma si prevede che “tutti i fondi che finora sono stati amministrati dalla Segreteria di stato siano incorporati nel bilancio consolidato della Santa Sede” e che “la Segreteria per l’Economia attui il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria su tutti gli enti della Curia romana”. Chiosa finale: “Tenendo conto che la Segreteria di stato non dovrà amministrare né gestire patrimoni, sarà opportuno che ridefinisca il proprio Ufficio amministrativo, oppure valuti la necessità della sua esistenza”.

 

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Il ridimensionamento della Segreteria di stato è l’ennesima vittoria postuma del cardinale George Pell, che fin dal 2014 aveva proprio puntato a sottrarre la gestione dei fondi al più importante dicastero vaticano, anche – ma non solo – per la “reputazione” di cui parla il Papa nella lettera.   E’ il passo più concreto, finora, della tanto attesa riforma della curia  annunciata ma ancora avvolta nel mistero.

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