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Papa Francesco alla prova del Salmo 118

Sergio Belardinelli

Le parole del pontefice sulle unioni civili scateneranno un putiferio, ma sono posizioni forse inevitabili. Le radici di una svolta

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Le parole di papa Francesco sul diritto degli omosessuali “a una famiglia” e quindi sulla necessità di “creare una legge sulle unioni civili” scateneranno sicuramente un putiferio. Eppure papa Francesco non dice in alcun modo, così almeno mi pare, che l’omosessualità non viene più considerata una “inclinazione disordinata” e che per questo gli omosessuali hanno diritto al matrimonio. Questo sì che sarebbe stato dirompente. Non intendo ovviamente sminuire la portata delle sue parole, ma mi pare che siamo più o meno sulla stessa linea, invero un po’ ambigua, alla quale siamo stati abituati in questi anni di pontificato. D’altra parte, in una società come la nostra, con quali argomenti si potrebbe sensatamente sostenere che persone omosessuali non hanno diritto a formare una famiglia?

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Le parole di papa Francesco sul diritto degli omosessuali “a una famiglia” e quindi sulla necessità di “creare una legge sulle unioni civili” scateneranno sicuramente un putiferio. Eppure papa Francesco non dice in alcun modo, così almeno mi pare, che l’omosessualità non viene più considerata una “inclinazione disordinata” e che per questo gli omosessuali hanno diritto al matrimonio. Questo sì che sarebbe stato dirompente. Non intendo ovviamente sminuire la portata delle sue parole, ma mi pare che siamo più o meno sulla stessa linea, invero un po’ ambigua, alla quale siamo stati abituati in questi anni di pontificato. D’altra parte, in una società come la nostra, con quali argomenti si potrebbe sensatamente sostenere che persone omosessuali non hanno diritto a formare una famiglia?

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Insistendo sempre di più sulla universale dignità della persona umana, anche la chiesa cattolica, non da oggi, dimostra di aver ben chiaro che, se una persona non può essere discriminata per motivi di razza, di religione o di convinzioni politiche, non può esserlo nemmeno per motivi legati alle inclinazioni sessuali. Sembra insomma di poter dire che i tempi della diffidenza e della discriminazione sono passati, lasciando spazio, si spera, a una logica diversa: la logica dell’amore, l’unica che può tener ferma la complessità del problema, evitando nel contempo che le divergenze su temi tanto delicati possano dar vita a vere e proprie forme di inimicizia sociale.

 

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La chiesa ha investito troppo sulla famiglia, per assecondare qualsiasi sollecitazione in merito le venga dal mondo. Per intenderci, ammesso che sia giusto, sarebbe troppo pretendere che la chiesa non faccia alcuna distinzione tra la famiglia “tradizionale” e quella omosessuale. Oltretutto, a scanso di equivoci e per stare tutti abbastanza tranquilli, non dimentichiamo che in una società libera e pluralista sono i cittadini a stabilire come certe materie devono essere giuridicamente regolate, non certo le autorità ecclesiastiche.

 

In ogni caso mi pare che su un punto sia stata raggiunta ormai una consapevolezza importante: l’omosessualità non intacca minimamente l’incommensurabile dignità delle persone interessate. Valgono insomma per tutti, eterosessuali e omosessuali, le parole del Salmo 118: “Mi venga in aiuto la tua mano, poiché ho scelto i tuoi precetti. Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia. Possa io vivere e darti lode, mi aiutino i tuoi giudizi. Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti”.

 

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