PUBBLICITÁ

Il vade retro del Papa ai populisti

Sono loro il bersaglio grosso di “Fratelli tutti”: la buona politica, scrive Francesco, è un’altra cosa

Matteo Matzuzzi

Bergoglio denuncia "l’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere"

PUBBLICITÁ

L’enciclica papale firmata sabato ad Assisi e pubblicata domenica dopo l’Angelus non contiene nulla di nuovo né offre spunti di riflessione particolarmente innovativi. E’ lo stesso Pontefice a premetterlo nell’introduzione, quando scrive che Fratelli tutti è un approfondimento di temi già toccati durante questi sette anni e mezzo di pontificato. Il capitolo che merita qualche riflessione in più rispetto agli altri è il quinto, ambiziosamente intitolato “La migliore politica”. Qui il Papa attacca in modo frontale il “populismo”, origine di buona parte dei mali della società odierna. Scrive: “Negli ultimi anni l’espressione ‘populismo’ o ‘populista’ ha invaso i mezzi di comunicazione e il linguaggio in generale. Così essa perde il valore che potrebbe possedere e diventa una delle polarità della società divisa. Ciò è arrivato al punto di pretendere di classificare tutte le persone, i gruppi, le società e i governi a partire da una divisione binaria: ‘Populista’ o ‘non populista’”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L’enciclica papale firmata sabato ad Assisi e pubblicata domenica dopo l’Angelus non contiene nulla di nuovo né offre spunti di riflessione particolarmente innovativi. E’ lo stesso Pontefice a premetterlo nell’introduzione, quando scrive che Fratelli tutti è un approfondimento di temi già toccati durante questi sette anni e mezzo di pontificato. Il capitolo che merita qualche riflessione in più rispetto agli altri è il quinto, ambiziosamente intitolato “La migliore politica”. Qui il Papa attacca in modo frontale il “populismo”, origine di buona parte dei mali della società odierna. Scrive: “Negli ultimi anni l’espressione ‘populismo’ o ‘populista’ ha invaso i mezzi di comunicazione e il linguaggio in generale. Così essa perde il valore che potrebbe possedere e diventa una delle polarità della società divisa. Ciò è arrivato al punto di pretendere di classificare tutte le persone, i gruppi, le società e i governi a partire da una divisione binaria: ‘Populista’ o ‘non populista’”.

PUBBLICITÁ

 

“Ormai – aggiunge Papa Francesco – non è possibile che qualcuno si esprima su qualsiasi tema senza che tentino di classificarlo in uno di questi due poli, o per screditarlo ingiustamente o per esaltarlo in maniera esagerata”. Bergoglio prende una posizione, netta: “I gruppi populisti chiusi deformano la parola ‘popolo’, poiché in realtà ciò di cui parlano non è un vero popolo”. E chi sono i populisti, oggi? Fratelli tutti risponde alla domanda: “Un’altra espressione degenerata di un’autorità popolare è la ricerca dell’interesse immediato. Si risponde a esigenze popolari allo scopo di garantirsi voti o appoggio, ma senza progredire in un impegno arduo e costante che offra alle persone le risorse per il loro sviluppo, per poter sostenere la vita con i loro sforzi e la loro creatività”. Il punto centrale della riflessione del Papa, che non è accusabile in questo di generico peronismo come pure spesso viene classificato, è ancora una volta la comprensione della categoria di popolo (e non è un caso che in questa enciclica vengano tessute le lodi dei movimenti popolari). Infatti, scrive, “la pretesa di porre il populismo come chiave di lettura della realtà sociale contiene un altro punto debole: il fatto che ignora la legittimità della nozione di popolo. Il tentativo di far sparire dal linguaggio tale categoria potrebbe portare a eliminare la parola stessa ‘democrazia’. Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine ‘popolo’”. 

 

PUBBLICITÁ

Mancano i nomi e cognomi del j’accuse, ma non è difficile scovarli: la descrizione è chiarissima: “Ci sono leader popolari capaci di interpretare il sentire di un popolo, la sua dinamica culturale e le grandi tendenze di una società. Il servizio che prestano, aggregando e guidando, può essere la base per un progetto duraturo di trasformazione e di crescita, che implica anche la capacità di cedere il posto  ad altri nella ricerca del bene comune. Ma – e questo è il punto centrale sottolineato dal Papa – degenera in un insano populismo quando si muta nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere. Altre volte mira ad accumulare popolarità fomentando le inclinazioni più basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione. Ciò si aggrava quando diventa, in forme grossolane o sottili, un assoggettamento delle istituzioni e della legalità”. Le forme populistiche – “o liberali” – “usano demagogicamente i deboli per i loro fini”.    
 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ