PUBBLICITÁ

In Vaticano volano coltelli, è peggio di Vatileaks

Altro che primavera, la Chiesa è nel caos. Siamo al tutti contro tutti: il Papa licenzia il mai indagato cardinale Becciu, che risponde: “E’ surreale, ma gli confermo la mia fiducia”

Matteo Matzuzzi

Becciu convoca una conferenza stampa e descrive l'incontro con Francesco. Il cardinale Pell, dall'Australia, si complimenta con il Pontefice. Sembra "The Apprentice", ma è il Vaticano

PUBBLICITÁ

Il declinante pontificato bergogliano sta assumendo i tratti della più cupa tragedia shakespeariana. Partito con il vento in poppa, con cardinali oranti che sentivano la brezza dello Spirito soffiare sulle vele della Barca di Francesco e correvano a dirlo a giornali e televisioni, è ridotto ora al tutti contro tutti. Faide curiali che farebbero la gioia di qualche corvo, se mai gli venisse in mente di svolazzare sui tetti d’oltretevere. Epurazioni manu papale decise in udienze pomeridiane, quando al prefetto della congregazione per le Cause dei santi andato lì con la cartella dei venerabili da beatificare e dei beati da canonizzare, viene chiesto di togliere il disturbo e di rinunciare ai diritti che il cardinalato comporta. Come se si fosse in “The Apprentice”, il reality show in cui Donald Trump pre Casa Bianca (in Italia il compito toccò a Flavio Briatore) urlava “sei fuori” ai concorrenti bocciati.  Pena, quella comminata a Giovanni Angelo Becciu – dimissionato dal Papa perché accusato di “peculato” e uso disinvolto dell’Obolo di San Pietro – solitamente riservata a chi si è macchiato di colpe infami.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Il declinante pontificato bergogliano sta assumendo i tratti della più cupa tragedia shakespeariana. Partito con il vento in poppa, con cardinali oranti che sentivano la brezza dello Spirito soffiare sulle vele della Barca di Francesco e correvano a dirlo a giornali e televisioni, è ridotto ora al tutti contro tutti. Faide curiali che farebbero la gioia di qualche corvo, se mai gli venisse in mente di svolazzare sui tetti d’oltretevere. Epurazioni manu papale decise in udienze pomeridiane, quando al prefetto della congregazione per le Cause dei santi andato lì con la cartella dei venerabili da beatificare e dei beati da canonizzare, viene chiesto di togliere il disturbo e di rinunciare ai diritti che il cardinalato comporta. Come se si fosse in “The Apprentice”, il reality show in cui Donald Trump pre Casa Bianca (in Italia il compito toccò a Flavio Briatore) urlava “sei fuori” ai concorrenti bocciati.  Pena, quella comminata a Giovanni Angelo Becciu – dimissionato dal Papa perché accusato di “peculato” e uso disinvolto dell’Obolo di San Pietro – solitamente riservata a chi si è macchiato di colpe infami.

PUBBLICITÁ

 

“E’ un po’ strana la cosa, surreale, in altri momenti mi ero trovato per parlare di altre cose, non di me, mi sento un po’ stralunato”, ha detto ieri Becciu in una conferenza stampa improvvisata e riservata a giornalisti ben selezionati, passato nel giro di mezza giornata dall’essere il potentissimo cardinale considerato più vicino e in confidenza con il Papa al presule da allontanare da tutto perché indegno di stare al cospetto del Pontefice. “Ieri fino alle 18.02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi il Papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato. Mi sembra strano essere accusato di questo”, ha aggiunto.

 

PUBBLICITÁ

Da un colpo all’altro, siamo alla nemesi del pontificato: dopo aver eliminato senza troppi complimenti gli oppositori dottrinari – magari leali ma non troppo in linea su ostie ai divorziati risposati e a preti con moglie e prole al seguito, argomenti su cui c’è una certa sensibilità da parte degli acritici esaltatori del pontificato corrente – e averli sostituiti con fidatissimi uomini d’apparato con poco odore di pecora e lunghe carriere tra gli uffici della curia, la mannaia è andata ora a colpire proprio questi ultimi. Fedeli e obbedienti, ma evidentemente con peccatucci non confessati. Ironia della sorte, poi, vuole che proprio Francesco abbia commissariato il cardinale Raymond Burke, patrono del Sovrano ordine di Malta, colpevole di tradizionalismo e di aver denunciato qualche azione non proprio in linea con i dettami cattolici tra i maggiorenti dell’Ordine, con Becciu. 

 

La fotografia che ne esce è quella del caos, altro che Vatileaks. Gogne, epurazioni, licenziamenti, comunicati serali della Sala stampa in cui si annuncia che un cardinale perde di colpo i diritti conferitigli dalla porpora. Senza che sia non solo condannato, ma nemmeno indagato. Non si vorrebbe davvero credere che il Papa toglie porpore solo in base a una copertina d’un settimanale, in questo caso l’Espresso. Il sito “Il Sismografo”, bene inserito negli ambienti curiali e tutt’altro che ostile a Francesco, ieri ha pubblicato un editoriale durissimo del suo direttore, Luis Badilla, in cui si legge che “il gesto  del Papa assomiglia a una ‘esecuzione’: sei accusato di… ma non puoi difenderti (tranne che tramite la stampa). Becciu va processato come Pell e tutti devono attendere la sentenza finale definitiva. Il Papa, nonostante i suoi poteri, non è un giudice né un tribunale. Nonostante tutto, i diritti dell’accusato esistono e le garanzie anche così come la presunzione d’innocenza tanto cara a Francesco”.

 

Dall’Australia, il cardinale George Pell, già prefetto della Segreteria per l’Economia voluto da Bergoglio e fatto fuori appena aveva messo il naso nei bilanci dei dicasteri vaticani, ha diffuso un comunicato che trasuda godimento in ogni riga: “Bisogna ringraziare e congratularsi con il Papa per i recenti sviluppi”. Dopotutto, mentre lui cercava di adempiere alla missione conferitagli – rendere trasparente il Palazzo – vari cardinali confabulavano nelle riunioni del Consiglio per l’Economia lamentandosi del rude fare australiano del collega Pell, colpevole perfino di “comunicare solo via mail”. Arrivarono poi le accuse di stupro in cattedrale a Melbourne, con tutti i risvolti boccacceschi ben noti, la partenza da Roma alla volta della lontana Australia, le condanne delle giurie popolari e l’assoluzione dell’Alta corte (sette giudici contro zero). Tutti contro tutti. Un anno fa, mentre già Becciu era finito nel mirino della stampa per la celebre vicenda dell’immobile londinese pagato troppo, il solitamente silenzioso segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, definiva la vicenda “opaca”. Era già un segnale degli stracci che volavano oltretevere. Tant’è che Becciu replicò piccato: “Perché opaca? Contro di me accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso. Ho la coscienza a posto. E so di avere agito sempre nell’interesse della Santa Sede e mai mio personale. Sono stato dipinto come uno che ha giocato e manomesso i soldi dei poveri. Ma l’obolo non è solo per la carità del Papa ma anche per il sostentamento del suo ministero pastorale”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

I coltelli s’affilano nel crepuscolo del pontificato di Francesco, sempre più solo e isolato anche da quelli che erano i suoi fidati collaboratori. Le conseguenze di questa mesta guerra per bande lasceranno tracce, anche sul futuro Conclave, quando sarà, trasformando il momento più alto nella vita della chiesa, quello che inizia con il canto corale del Veni Creator, in una resa dei conti molto mondana.
 

PUBBLICITÁ