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Alla ricerca del Dio perduto

Giulio Meotti

Marcel Proust previde la trasformazione delle chiese francesi in “gelidi pezzi da museo e sale da gioco”

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Supponiamo per un istante che la religione cattolica sia spenta da secoli, che le tradizioni del suo culto siano perdute. Sole, monumenti fatti inintelligibili ma rimasti mirabili, di una fede obliata, sopravvivono le cattedrali, mute e dissacrate. Supponiamo quindi che un giorno alcuni eruditi suffragati da documenti arrivino a ricostruire le cerimonie che vi si celebravano un tempo, per le quali erano state costruite, che erano precisamente il loro significato e la loro vita, senza le quali esse non erano ormai più che lettera morta; e supponiamo allora che alcuni artisti, sedotti dal sogno di restituire momentaneamente la vita a quei grandi vascelli divenuti silenziosi, vogliano rifarne per un’ora il teatro del dramma misterioso che vi si svolgeva, al centro di canti e profumi: in una parola, intraprendano, per la Messa e le cattedrali, ciò che i felibri hanno realizzato per il teatro di Orange e le antiche tragedie”.

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Supponiamo per un istante che la religione cattolica sia spenta da secoli, che le tradizioni del suo culto siano perdute. Sole, monumenti fatti inintelligibili ma rimasti mirabili, di una fede obliata, sopravvivono le cattedrali, mute e dissacrate. Supponiamo quindi che un giorno alcuni eruditi suffragati da documenti arrivino a ricostruire le cerimonie che vi si celebravano un tempo, per le quali erano state costruite, che erano precisamente il loro significato e la loro vita, senza le quali esse non erano ormai più che lettera morta; e supponiamo allora che alcuni artisti, sedotti dal sogno di restituire momentaneamente la vita a quei grandi vascelli divenuti silenziosi, vogliano rifarne per un’ora il teatro del dramma misterioso che vi si svolgeva, al centro di canti e profumi: in una parola, intraprendano, per la Messa e le cattedrali, ciò che i felibri hanno realizzato per il teatro di Orange e le antiche tragedie”.

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Si apriva così nel 1904 un lungo saggio pubblicato su Le Figaro a firma di Marcel Proust, il più grande scrittore francese del Novecento. Si assumerà solo due impegni pubblici nel corso di una vita che lo vedrà esprimersi nella pena della lunga malattia e malinconia, tanto da rinchiudersi nella propria stanza. Il primo impegno fu a favore di Alfred Dreyfus, il capitano dell’esercito ingiustamente accusato di tradimento in quanto ebreo, e l’altro contro la legge che separava stato e chiesa per le implicazioni che avrebbe avuto sul patrimonio religioso. Proust diede voce a una posizione unica nella cultura francese del tempo, perché il campo sulla religione era nettamente diviso in due, i dreyfusardi laici, liberali, repubblicani, progressisti e anticlericali (da Émile Zola ad Anatole France), mentre i nemici del capitano incarnavano la Francia cattolica, maurrasiana e monarchica (da Paul Claudel a Georges Bernanos). Figlio di madre ebrea, di padre cattolico e lui stesso vicino all'agnosticismo, Proust era preoccupato per il progetto del ministro socialista Aristide ́Briand del 1904 di soppressione dei sussidi che lo stato forniva alla chiesa. “Quando parlavo della morte delle cattedrali”, scriverà ̀in seguito Proust, “temevo che la Francia si trasformasse in una spiaggia dove gigantesche conchiglie cesellate sarebbero apparse arenate, vuote ormai della vita che in esse aveva abitato ed incapaci di recare all’orecchio che si chinasse su di loro il vago rumore di un tempo, semplici pezzi da museo, gelidi”.

 

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Notre-Dame, Nantes, Rennes, Saint Sulpice, Lavaur e Pontoise... Sei, tra cattedrali e chiese bruciate, in un anno in Francia


 

In Francia è stata appena incendiata la Cattedrale di Nantes. Solo un anno fa, un grande incendio aveva quasi distrutto la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Poi ha preso fuoco la storica chiesa di Saint Sulpice, il più importante luogo di culto della capitale. Poi la Basilica dei re a Saint Denis. “In Francia vi è una silenziosa distruzione delle radici cristiane”, ha affermato il filosofo Michel Onfray. “Ci sono circa uno o due atti anticristiani al giorno e ci vuole una cattedrale in fiamme per iniziare a parlarne”. Sei importanti cattedrali e chiese di Francia hanno preso fuoco durante l’ultimo anno: Notre-Dame, Nantes, Rennes, Saint-Sulpice, Lavaur e Pontoise. L’Osservatorio dei beni religiosi elenca venti chiese incendiate nello stesso periodo. Quattro anni fa, la basilica di Saint-Nicolas a Nantes era stata quasi distrutta da un incendio dopo il restauro. “Giù le mani dalla mia chiesa!”, recitava un appello francese di scrittori, giornalisti, politici e professori universitari e che chiedeva la protezione delle chiese. Gli incidenti anticristiani sono aumentati del 285 per cento tra il 2008 e il 2019. E quando non sono gli attacchi, è l’abbandono, l’incuria. La rivista Reveue des deux mondes in un dossier questo mese parla della “tragedia delle chiese francesi”. “Dovremmo abbandonare le chiese dei nostri villaggi, vittime della scristianizzazione?”, si chiede Stéphane Bern, incaricato da Emmanuel Macron di proteggere il patrimonio culturale. Oltre cinquemila chiese francesi sono minacciate a causa delle strutture in decadenza. 875 chiese francesi sono state vandalizzate nel 2018. Nel 2019 hanno avuto luogo 1.052 atti anticristiani. “Abbandonate, profanate, trasformate, le chiese si trasformano in sale per spettacoli, discoteche, ristoranti, cantine. Tutto per sfuggire alla demolizione”, ha osservato la giornalista Marie de Greef-Madelin sulla rivista Valeurs Actuelles. Queste trasformazioni sono chiamate la “seconda vita delle chiese francesi”. “Al ritmo attuale, la Francia perderà il dieci per cento delle sue chiese entro il 2030”, prevede Édouard de Lamaze, a capo dell’Osservatorio dei beni religiosi. “O perché saranno vendute o perché saranno distrutte”. E’ come se incuria e incendi espropriassero la Francia della sua storia e identità. “Abbiamo raggiunto la fase finale della scristianizzazione”, ha commentato Jerome Fourquet. “Si può essere commossi in quanto cristiani che le chiese non sono dedicate più al culto, si può giustamente voler preservare la propria architettura, ma se non si pratica, perché rimpiangere la disaffezione?”, chiede Fabrice Madouas, responsabile della comunicazione per il vescovato di Rouen. “Queste disaffezioni mettono tutti i cristiani faccia a faccia con la propria coscienza”.

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Foto LaPresse


 

Sul suo sito web, l’agenzia immobiliare Patrice Besse, specializzata in edifici storici, elenca trenta chiese attualmente in vendita. Per metro quadrato, le chiese dissacrate sono le aree più economiche nel paese. A Berry, una chiesa romanica del XII secolo è in vendita per 150 mila euro. A Granville, l’imponente chiesa di San Paolo è in vendita sotto forma di contratto di locazione per 30 mila euro, “spese di agenzia incluse”. A Parigi la chiesa di Santa Rita, il santo patrono delle cause perse e costruita nel 1900, è stata venduta all’impreditore immobiliare Thierry Mainguet. Dal 2000, cinquanta chiese non hanno avuto la fortuna di Santa Rita e sono state distrutte. Come nel Finistère la cappella Notre-Dame de Gwel-Mor a Morgat, di cui non sono state salvate neanche le vetrate. La cappella dei Goélands a Saint-Jean-de-Monts è stata rasa al suolo per farne un complesso residenziale. Intanto, per la prima volta nella sua storia, nessun cardinale in carica siederà in Francia, dopo che gli arcivescovi emeriti Vingt-Trois (Parigi), Barbarin (Lione) e Ricard (Bordeaux) sono entrati nella coorte di pensionati. “Dobbiamo forse ricordare che le cattedre di Rouen, Tolosa, Lilla o Rennes, cinquant’anni fa, erano occupate da cardinali?”, ha scritto su Causeur Hadrein Desuin.

 


Ristoranti, hotel di lusso, birrerie, negozi di lingerie, moschee, discoteche, negozi di mobili: il destino delle chiese francesi nel 2020


 

E’ la risposta alla domanda che pose Proust: “Qual è il futuro del cattolicesimo in Francia e nel mondo?”. Aveva già intravisto, più di un secolo fa, la trasformazione del cristianesimo in meta di turismo. Attraverso gli studiosi, scrisse Proust, “le sculture e le vetrate riprendono senso, un odore misterioso arieggia di nuovo dentro il tempio, si recita un dramma sacro, la cattedrale si rimette a cantare. Il governo sovvenziona a ragione, con più ragione che le rappresentazioni del teatro d’Orange, dell’Opéra-Comique e dell’Opéra, questa resurrezione delle cerimonie cattoliche, di un tale interesse storico, sociale, plastico e musicale alla cui bellezza solo Wagner si è avvicinato, imitandola, nel Parsifal. Frotte di snob vanno alla città santa (sia essa Amiens, Chartres, Bourges, Laon, Reims, Beauvais, Rouen, Parigi) e una volta all’anno provano l’emozione che cercavano altrimenti a Bayreuth e ad Orange: gustare l’opera d’arte nello stesso scenario che è stato per essa costruito. Sfortunatamente, là come ad Orange, non possono essere che dei curiosi, dei dilettanti: qualsiasi cosa facciano in loro non abita l’anima del passato”.

 

Esattamente l’Europa di oggi, dove si entra nelle cattedrali per ammirarne l’arte, da turisti. “Esiste un governo appena sollecito del passato artistico della Francia che non sarebbe pronto a sovvenzionare largamente un cosi magnifico tentativo?”, si chiedeva Proust, per il quale la “credenza dimenticata” (che lascia senza liturgia le cattedrali, divenute “lettera morta”) adombrava la dissacrazione della vita e il suo stravolgersi. “Si può forse pensare che ciò che esso fa per delle rovine romane, non lo farebbe per dei monumenti francesi, per quelle cattedrali che sono probabilmente la più alta ma indiscutibilmente la più originale espressione del genio di Francia?”. L’agnostico Proust riconobbe che “grazie alla persistenza nella chiesa cattolica degli identici riti e, d’altro canto, della fiducia cattolica nel cuore dei francesi, le cattedrali non sono soltanto i più begli ornamenti della nostra arte ma i soli che vivano ancora la loro vita integrale, che siano rimasti in rapporto con lo scopo per il quale furono edificati”. Ma la laicizzazione del paesaggio francese imperava: “Non solo il governo non sovverrà più alla celebrazione delle cerimonie rituali nelle chiese, ma potrà trasformarle in tutto ciò che gli piacerà: museo, sala di conferenze, casino da gioco”. E’ quello che sta accadendo in Francia nel 2020: la cappella delle Clarisse a Rennes che diventa una palestra, la chiesa di Saint-Christophe a Meaux un negozio di lingerie, la chiesa di Angers è acquistata dall’ex calciatore Steve Savidan per farne una discoteca, la cappella del convento di Charity-Notre-Dame che diventa un’agenzia Axa, la chiesa di Saint-Jean-de-la-Rive a Graulhet che diventa moschea, la chiesa Saint-Christophe de Meaux trasformata in ristorante, un hotel a Poitiers, una discoteca ad Angers, un negozio di mobili a Nantes, un centro culturale a Tourcoing, una sala da concerto a Hirson… A Rouen, dove un anno fa venne ucciso durante la messa mattutina Padre Jacques Hamel da due fondamentalisti islamici, è in corso la riconversione di quattro chiese, due delle quali subirono danni durante la Rivoluzione francese: Saint-Pierre-du-Chatel, bombardata nel 1944, diventerà La Métropolitaine, un ristorante e camere d’albergo di lusso; Sainte-Croix-des-Pelletiers darà il benvenuto al caffè Bekmiettes, mentre la chiesa di Saint-Nicaise, classificata come monumento storico, diventerà il birrificio Ragnar. Le Monde: “Cinque chiese trasformate in hotel per dormire come un Papa”. A Millau, ad Aveyron, il convento di La Salette è diventato un hotel di lusso con spa e sauna. Proust era atterrito da un mondo del tutto scristianizzato, in cui le cattedrali sarebbero state trasformate in musei e si sarebbe dovuto pagare degli attori affinché mimassero le celebrazioni liturgiche per comprendere meglio quei relitti di un culto scomparso. In gioco, disse Proust, c’era più delle mura di quelle chiese, delle “pietre di Pisa e di Chartres”, “dalle rive della Somme alle rive dell’Arno”. Ne andava, scrisse, “dell’Europa cristiana”.

 

Proust era innamorato dello spettacolo delle cattedrali: “Si può dire che una rappresentazione di Wagner a Bayreuth è men che nulla accanto alla celebrazione della Messa solenne nella cattedrale di Chartres”. E ancora: “L’anticlericalismo ispira enormi idiozie. Sconsacrare quella basilica significa ritirarne l’anima che le resta. Quando si sarà spenta la piccola lampada che brilla in fondo al coro, non sarà più che una curiosità archeologica. Vi si respirerà l’odore sepolcrale dei musei”. L’autore della “Recherche” scriverà ancora sul tema nel testo “In memoria delle chiese assassinate”, da poco pubblicato in italiano dalle Edizioni Elliott. “L’opera di Proust è soprattutto un’impresa di altissima nobiltà, una gesta di cavaliere errante alla difesa di un culto sul punto di scomparire, di uno splendido e vuoto sepolcro”, dirà Cristina Campo.

 

Morte o sopravvivenza delle cattedrali? Proust aveva capito la posta in gioco. Ed è ancora quella, un secolo dopo. “Supponiamo per un istante che la religione cattolica sia spenta da secoli, che le tradizioni del suo culto siano perdute”. Non supponiamo più, ormai sappiamo.

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