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Travolta dalla pandemia virale e demografica, la Spagna vota l’eutanasia

Giulio Meotti

"Il paradosso di un paese che con il più basso tasso di natalità in Europa scommette sul fine vita anziché su nuove vite"

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Roma. Nel bel mezzo di una pandemia che ha causato la morte di quasi 30 mila persone, il governo spagnolo porta avanti la proposta di legge per la regolamentazione dell’eutanasia. Il “diritto a morire”, inizialmente preso in considerazione dalle Cortes lo scorso febbraio, è appena riuscito a superare due emendamenti presentati dai Popolari e da Vox. Nessuno dei due testi alternativi, che proponevano di migliorare le cure palliative, ha ottenuto il sostegno necessario dalla Camera per ribaltare la legge socialista, che ora proseguirà l’iter parlamentare. La deputata di Vox, María Ruiz Solás, ha accusato il Psoe di scommettere “ancora una volta sulla morte invece che sulla difesa della vita. E’ quello che hanno sempre fatto. Lo hanno fatto con la legge sull’aborto e con gli anziani nelle case di cura nei momenti più duri della pandemia in cui si è preferito sedarli con la morfina invece di portarli in terapia intensiva per cercare di salvare le loro vite”. Il deputato dei Popolari José Ignacio Echániz ha detto che la legge sull’eutanasia è un’iniziativa “irresponsabile e oscena” in un paese dove ci sono appena 0,6 unità di cure palliative ogni 100 mila abitanti, quattro volte meno del Regno Unito e la metà di quella della Polonia. Durissima la chiesa cattolica. Il vescovo di Córdoba, Demetrio Fernández, accusa il premier Pedro Sánchez di firmare “la strage dei deboli” nel mezzo di una pandemia. A giugno, un’inchiesta del quotidiano La Vanguardia aveva rivelato che su 28.324 vittime del Covid, 19.553 erano nelle case di riposo. Il 70 per cento del totale. Alla domanda sul perché l’eutanasia avanzi ovunque in Europa, il vescovo Fernández ha detto: “Semplicemente perché costa meno delle cure palliative. E’ più economico eliminare gli anziani che curarli. E’ più economico eliminare i disabili che curarli fino alla loro morte naturale”. Accuse pesanti. E se il cardinale Antonio Cañizares, arcivescovo di Valencia, ha definito la legge una “sconfitta storica” della società spagnola, di “tradimento della vita” ha parlato il cardinale arcivescovo di Madrid Carlos Osoro.

 

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“Prima della pandemia, durante la pandemia, dopo la pandemia, l’eutanasia è da anni nell’agenda ideologica del Partito socialista”, dice al Foglio Alejandro Macarron Larumbe, saggista, esperto di demografia e direttore della Fundación renacimiento demográfico. “Non capisco. Il Partito socialista è stato fondato nel 1879 con l’obiettivo di combattere le ingiustizie subite dai più deboli della società. E gli anziani sono fra i più deboli di qualsiasi società”. Macarron Larumbe fa notare il paradosso di un paese che con il più basso tasso di natalità in Europa scommette sul fine vita, anziché su nuove vite. “E’ incomprensibile. L’ossessione a favore dell’eutanasia avrebbe solo una spiegazione logica, profondamente antiumanista: che lo stato risparmia sulle pensioni e sulle cure mediche agli anziani. D’altra parte, non investire nella vita, in una Spagna e in un’Europa che muoiono a poco a poco per mancanza di nascite, è un tradimento delle nostre nazioni e dei nostri antenati”. Senza più immigrazione netta, la popolazione della Spagna passerebbe da 47 a 23 milioni in due generazioni. “Queste cifre sono simili alla Spagna del XVIII secolo in termini di nascite. E sono anche peggiori dei tassi di natalità della Guerra civile. Nel 1939, in una Spagna desolata con venti milioni di abitanti in meno, nacquero 422 mila bambini. Quest’anno saranno 359 mila. Collettivamente, non abbiamo il diritto morale di deteriorare seriamente l’eredità sociale che riceviamo dai nostri antenati. Ma questo avrà un prezzo: pagheremo molto caro il declino delle nostre società”.

 

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