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Il dissenso sull’aborto e il tragico errore del Pd

Giuliano Ferrara

È la deriva identitaria, insofferente e intollerante, di una classe dirigente che si vuole laica ma non rispetta quella parte della cultura e della politica laica incapace di accettare non la legge, ma la legittimazione morale dell’aborto

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A Verona hanno votato per finanziare centri che si battono contro l’aborto. La 194 non c’entra. L’obiettivo della mozione approvata anche dalla capogruppo del Pd è negare l’aborto come diritto civile e come contraccettivo. Che sono due pilastri della legge “per la tutela sociale della maternità” approvata dal Parlamento italiano tanti anni fa, sottoposta poi a referendum e ratificata contro il voto e il parere della Bonino e dei radicali, che volevano una liberalizzazione generale, non una legge di compromesso che evita la galera a chi abortisce e fa abortire, giusto, sacrosanto, ma non cede all’idea che l’aborto sia acqua fresca.

  

Questo voto di Verona, ottenuto con il consenso della capogruppo cattolica del Pd, è diventato subito materia di scandalo, e Boldrini, Martina, Bonino e altri chiedono alla dissidente di andare a casa, dimettersi e vergognarsi di un “voto contro le donne”. E’ grottesco. E’ il segno di una caparbia deriva identitaria, insofferente e intollerante, da parte di una classe dirigente che si vuole laica ma non rispetta quella parte della cultura laica e della politica laica incapace di accettare non la legge, ma la legittimazione morale dell’aborto, in un clima di sordità etica che arriva anche a lambire la chiesa cattolica. I vecchi praticoni dell’abortismo, forti della deriva verso il diritto procreativo come emblema di liberazione della donna, non hanno nemmeno un elementare rispetto della libertà di coscienza: la dissidente non ha chiesto il ripristino della penalizzazione dell’aborto e la cancellazione della 194, o altri atti ispirati a estremismi fondamentalisti, con quel voto trasversale ha solo chiesto che il vero assunto della 194, tutelare socialmente la maternità e la vita, sia difeso contro l’ideologia e la pratica dell’aborto come diritto anticoncezionale e libertà privata.

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E’ un’altra riduzione del Pd a congrega generica della sinistra storica, un altro insulto all’idea di un partito in cui convivano in dialettica e in conflitto posizioni diverse su temi etici sensibili, e un regalo insperato alla Lega e ad altri che vogliono fare di queste battaglie uno strumento di ideologia tradizionalista a fini di consenso politico. E’ più che un delitto, è un tragico errore.

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