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Bentistà

Il “teorema Tarzan”

Marco Bentivogli

E’ semplice: non si molla la Cig e il blocco dei licenziamenti se prima non si ha almeno la speranza di afferrare la liana delle politiche attive 

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Senza scomodare i rilievi di costituzionalità, ha ragione Nannicini: si rinvia solo il problema. Ha ragione anche Tito Boeri: è uno scempio consentire di licenziare alle aziende che utilizzano gratuitamente la cassa integrazione. A volte però qualche mese in più per trovare lavoro, aiuta. E’ vero, rinviamo il problema, ma le misure per la ripresa non mi sembra siano pronte e fruibili. Dire che per assumere bisogna ristrutturare e licenziare è un po’ forte. Bisogna accompagnare le persone e le aziende alla transizione e per questo serve subito una Fraunhofer in Italia.

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Senza scomodare i rilievi di costituzionalità, ha ragione Nannicini: si rinvia solo il problema. Ha ragione anche Tito Boeri: è uno scempio consentire di licenziare alle aziende che utilizzano gratuitamente la cassa integrazione. A volte però qualche mese in più per trovare lavoro, aiuta. E’ vero, rinviamo il problema, ma le misure per la ripresa non mi sembra siano pronte e fruibili. Dire che per assumere bisogna ristrutturare e licenziare è un po’ forte. Bisogna accompagnare le persone e le aziende alla transizione e per questo serve subito una Fraunhofer in Italia.

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Ma chi doveva controllare le imprese che hanno usato la Cig continuando a fare lavorare i dipendenti? L’Istat ci dice che gli occupati in cassa integrazione sono scesi dal 34 per cento di aprile all’8 per cento di giugno. E non è vero quanto dice l’amico Antonio Misiani quando afferma che si rischia di “lasciare la protezione dei lavoratori ai populisti”, perché si tratta di protezione temporanea e parziale.

  

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Alcuni ragionamenti avrebbero senso in un paese in cui funzionano le politiche attive del lavoro, dove la formazione professionale è un diritto esigibile per i lavoratori e non per un vecchio sistema appoggiato alle regioni, con cataloghi utili solo a tenere in piedi i centri di formazione. La flexicurity ha un senso, ma non si può partire solo dalla “flex” e non fare sul serio con una vecchia “security” che garantisce sempre meno le persone. Insomma, il nostro è un sistema vecchio, burocratico e inefficace. E noi cosa facciamo? Partiamo dai licenziamenti? Peraltro, lasciamo il mitico “postofisso” a tutti coloro che sono la concausa di queste inefficienze?

  

   

   

E’ vero: quando Cig e blocco finiranno sarà una catastrofe, ma qualche mese in più, per chi come me ha fatto le vertenze più difficili a volte sono decisivi per ripartire. Cambiate punto di vista, chi sa di perdere il lavoro alla fine della Cig ne è consapevole e sta vivendo momenti drammatici. Il senso del blocco dei licenziamenti in un periodo come questo non lo capisce solo chi non sa cosa vuol dire perdere il lavoro in un paese come l’Italia. E’ un tema che va affrontato con sensibilità in un paese che promette politiche attive e non passive ma senza mantenere la parola. Dove a oggi le politiche attive danno lavoro solo ai dipendenti delle agenzie di politiche attive.

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Io sostengo il “teorema di Tarzan”. Si molla la liana della politica passiva, ovvero il blocco dei licenziamenti, gli ammortizzatori sociali passivi, solo quando vedi la liana successiva. Non dico con la certezza, ma almeno con la speranza ben fondata di un lavoro. Ovvio che strumenti di tutela come il blocco dei licenziamenti hanno il fiato corto, ma allo stato attuale non esistono politiche attive che aiutino il reinserimento nel circuito dell’occupazione. L’Anpal è nel peggior periodo di inattività della breve storia. Andrebbe cambiato non solo il vertice ma anche la sostanza di quello che fa e va ripensato completamente. Il governo in questo momento deve preoccuparsi di fare arrivare liquidità alle imprese e dare concretezza al programma nazionale di riforme. E’ vero, se resta il blocco dei licenziamenti e non parte l’economia arriveranno tutti i nodi al pettine allo stesso momento. Per questo, bisogna far ripartire gli investimenti industriali e accompagnare con una nuova Anpal verso questo percorso.

    

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Il fabbisogno statale galoppa e i soldi all’economia reale e alle imprese non arrivano. E interventi come il 20 per cento di sconto per i ristoranti hanno il sapore di una beffa. Chi prende 600 euro al mese non può certo aumentare i consumi. Iniziamo a fare delle cose tangibili. Cancelliamo il “decreto Dignità” perché non ha abolito il precariato e si è rivelato solo un provvedimento ideologico che ha lasciato a casa migliaia di giovani. Non dimentichiamo gli oltre 500 mila posti di lavoro persi in tre mesi, come ci dice l’Employment Outlook dell’Ocse. La Commissione Ue prevede 2 milioni di nuovi disoccupati. Insomma, puntiamo sulle politiche attive, agganciamole all’innovazione tecnologica come proponiamo da settimane io e Alfonso Fuggetta.

     

Ma in un paese in cui, tranne la furbizia, funziona ben poco, non partiamo sempre dai lavoratori e da chi paga le tasse. Partiamo dagli scrocconi che hanno commesso frodi sulla cassa integrazione, da chi lavora in nero e percepisce il reddito di cittadinanza. Facciamo almeno finta che, come negli altri paesi, certe furbizie siano considerate crimini, proprio contro i più poveri.

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