“Le milizie cristiane o finiremo come montoni sgozzati”, dice il patriarca
Il gesuita Ryscavage contro il "pacifismo a ogni costo". Ai cristiani preda dell’estremismo islamico il settimanale francese Point dedica la sua ultima copertina, chiedendosi come la chiesa dovrebbe reagire davanti alla minaccia portata dal califfo Abu Bakr al Baghdadi e dai suoi sgherri tagliagole attivi dalla Tripolitania al deserto iracheno.
Una linea condivisa da padre Richard Ryscavage, gesuita, docente di Sociologia e Studi internazionali alla Fairfield University nonché fondatore e direttore del Centro per la fede e la vita pubblica dello stesso ateneo del Connecticut. “C’è sempre stata una tendenza pacifista nelle chiese cristiane. In quella cattolica, specialmente dal pontificato di Giovanni XXIII e la sua enciclica ‘Pacem in Terris’, il pacifismo ha goduto di una sorta di riscoperta presso alcuni ambienti. A quanti sostengono che la chiesa deve sempre perorare la causa della pace a ogni costo, io vorrei però ricordare ciò che per secoli è stato conosciuto come la teoria della guerra giusta. Rimane un classico e fondamentale insegnamento della chiesa”. E’ chiaro, dice padre Ryscavage al Foglio, “che secondo l’approccio della guerra giusta si ha il diritto di muovere guerra per difendersi. Ci sono limiti che devono essere rispettati, la guerra difensiva deve essere proporzionata alla violenza subita, ma credo che considerato ciò che sta facendo il terrorismo islamico estremista in molte parti del pianeta, la chiesa cattolica ha la possibilità di giustificare un’azione militare”. Il nostro interlocutore richiama il “potente discorso” tenuto da Benedetto XVI davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nell’aprile del 2008: “Joseph Ratzinger esortò la comunità internazionale ad adottare il principio della ‘responsabilità di proteggere’. In sostanza, l’allora Pontefice spiegò che se uno stato nazionale non è in grado di proteggere i propri cittadini da forme di terrorismo attuate da attori non statali, la comunità internazionale ha la responsabilità di intervenire. Capisco – prosegue il gesuita – che quella della guerra giusta sia una dottrina controversa, tanto che alcuni stati come la Cina vi si sono opposti fermamente. Ma è un principio fondamentale”. Alla luce della situazione in vicino oriente e Libia, non è che ci siano molte soluzioni sul tappeto, spiega Ryscavage: “Si sta tentando di spazzare via i cristiani dalla loro terra. E’ un genocidio. La pace e il dialogo sono sì la risposta preferenziale, ma non dobbiamo mai dimenticare che il male su questa Terra esiste e può infettare le persone. E quando accade ciò, il dialogo e la pace sono impossibili, senza una qualche forma di intervento militare”.