In cibo veritas
“Smettetela, il lavoro c’è”. Chef stellato contro l’Italia degli aperitivi in pigiama
E’ sicuro di voler dire quello che sta per dire? “Certo”. Allora diciamolo. “Non è vero un cazzo. Gli italiani pensano di vivere in un paese in cui non esiste lavoro ma non riescono a capire che il problema è più sottile e mi verrebbe da dire drammatico.
Roma. E’ sicuro di voler dire quello che sta per dire? “Certo”. Allora diciamolo. “Non è vero un cazzo. Gli italiani pensano di vivere in un paese in cui non esiste lavoro ma non riescono a capire che il problema è più sottile e mi verrebbe da dire drammatico. Non è vero che in Italia non c’è lavoro, non è vero che non ci sono posti di lavoro, non è vero che tutto il mercato è bloccato. E invece vero che c’è un problema diverso: che in Italia non c’è il lavoro che mediamente gli italiani sognano di fare”.
Perché proprio a me? “L’Italia è il paese del limbo sociale dove la percezione di quel che si vorrebbe fare è drogata da un sistema mediatico che indirizza i ragazzi verso percorsi spesso impossibili da realizzare. E’ la sindrome Master Chef: oggi tutti vogliono fare i grandi cuochi stellati ma quando un cuoco cerca un cameriere qualificato non lo trova nemmeno a peso d’oro perché l’idea oggi è che per arrivare al vertice di una piramide non sia necessario scalare la piramide gradino dopo gradino ma sia ormai doveroso provare ad arrivare in cima alla piramide facendosi lanciare con un paracadute. Purtroppo non funziona così e spesso i grandi chef prima di diventare chef devono fare tutta la trafila dal basso così come i grandi stilisti non possono diventare tali se prima non iniziano a utilizzare con intelligenza un po’ di ago e un po’ di filo. Da questo punto di vista i dati sul lavoro e sulla disoccupazione non sono veritieri perché una parte dei non occupati italiani non trova un’occupazione per una ragione semplice: non studia bene i movimenti del mercato. Siamo un paese di apprendisti cuochi, di apprendisti registi, di apprendisti attori, che si rifiuta di partire dal basso, e che si rifiuta di capire che fare il calzolaio oggi può significare diventare un domani, chi lo sa, il nuovo Ferragamo. Nel mondo del cibo, così come all’interno di altri universi lavorativi, manca la specializzazione. La figura del cameriere per molti anni è stata un simbolo del nostro paese, fa parte della nostra identità: i più grandi maître sono nati a Sorrento e dintorni, poi li ritrovavi nei ristoranti di tutto il mondo. Oggi queste figure mancano. E non sono le sole che mancano all’appello”.