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Aspettando Napolitano

La settimana, più afosa che calda, del premier che studia i mille giorni

Redazione

Triangolazioni con Padoan, Poletti e Orlando in vista di settembre. Contatti europei. Incontro oggi (forse) al Colle.

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Renzi lavora al piano dei mille giorni, intende presentarlo, in bozza, al presidente della Repubblica. Il premier non farà ferie e dovrebbe incontrare a breve Giorgio Napolitano, forse oggi. Palazzo Chigi intende arrivare a settembre con un pacchetto corposo di interventi e riforme frutto di una triangolazione tra la regia della presidenza del Consiglio, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il Jobs Act e la riforma della giustizia, prima di tutto, a settembre, ma poi anche un’operazione anticrisi ancora in gran parte da studiare. Malgrado le stime al ribasso confermate ieri dall’agenzia Moody’s, l’Ocse ha invece espresso ottimismo. Secondo l’organizzazione internazionale, la crescita nell’Eurozona conferma “uno slancio stabile” e per l’Italia si delinea una fase “positiva”. A Napolitano, Renzi, si prepara a riferire degli ultimi negoziati e contatti internazionali avuti in previsione del Consiglio europeo del 30 agosto, convocato per il varo delle nomine. Federica Mogherini diventerà commissario europeo per la Politica estera?

 

Mogherini batte un colpo (quasi). Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha scritto alla rappresentante europea per la Politica estera, Catherine Ashton, per chiedere formalmente la convocazione di un Consiglio affari esteri europeo sull’Iraq, Gaza e la Libia. Fonti del governo confermano al Foglio l’intenzione del ministro, e del premier Matteo Renzi, di giocare un ruolo attivo sul tavolo dell’antiterrorismo, in medio oriente e nord Africa. Renzi ha avuto un lungo colloquio telefonico ieri pomeriggio con il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama. Poi ha telefonato anche al premier turco Recep Tayyip Erdogan e al primo ministro indiano Narendra Modi. Mogherini ha spiegato che “l’Italia sta valutando un intervento nel nord dell’Iraq a sostegno dell’azione militare del governo autonomo”.

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Anche Alfano batte un colpo (a vuoto). Scarse reazioni all’intervista agostana con la quale il ministro dell’Interno Angelino Alfano, su Repubblica, ha chiesto l’abolizione dell’articolo 18 “entro il 31 agosto”. Nessuna reazione polemica della sinistra interna al Pd, tacciono persino la Cgil e Susanna Camusso. Ieri, a tarda sera, soltanto Giorgio Airaudo, deputato di Sel, chiedeva a Renzi di smentire Alfano, seguito da Raffaele Bonanni, Renata Polverini e Luigi Bobba. Ma il presidente del Consiglio, appena tornato a Roma, era impegnato nella preparazione di un colloquio con Giorgio Napolitano al Quirinale nel giorno in cui l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato le stime sulla crescita dell’Italia. E’ piuttosto Renato Brunetta a infastidire l’ala old labour del Pd. Il capogruppo di Forza Italia in Senato ha proposto una moratoria del divieto di licenziamento per tre anni per i neoassunti. Gli ha risposto Stefano Fassina: “Oltre che un’ossessione ideologica, quella dell’abolizione dell’articolo 18 è una mossa per provare a spaccare il Pd e poi offrire il soccorso azzurro al governo”. E insomma, dentro il Pd, il problema non è tanto l’articolo 18, quanto, piuttosto, i rapporti sempre più stretti di Matteo Renzi con Silvio Berlusconi. Fassina respinge infatti, in anticipo, la campagna d’autunno già annunciata da Forza Italia: la nuova “coesione nazionale”, come la chiama Brunetta.

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