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La Cina arriva prima in fioretto e repressione

Andrea Mercenaro

Tong Ying-kit, questa la sua colpa, aveva montato sulla moto una bandiera che inneggiava alla liberazione della città: subito arrestato, processato e prontamente condannato. Primati della cinesissima Hong Kong insieme agli ori olimpici

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Cheung Ka Long, di Hong Kong, vinceva la prima medaglia d’oro a Tokio, specialità fioretto, e in quelle stesse ore un suo coetaneo, Tong Ying-kit, lui pure di Hong Kong, veniva processato e condannato da un tribunale senza giuria perché, così almeno si sono giustificate le autorità cinesi: “con la giuria, dato il clima politico, sarebbe stato necessario tutelare la sicurezza dei giurati”. Questione per cui in Cina non hanno i mezzi. Tong Ying-kit, questa la sua colpa, aveva montato sulla moto una bandiera che inneggiava alla liberazione della città, era scivolato all’alt di tre poliziotti, subito arrestato, velocemente processato e altrettanto prontamente condannato. Rischia l’ergastolo per terrorismo. Il suo reato è stato infatti classificato come “sfida deliberata all’ordine costituito” e appesantito “dall’incitamento alla secessione”. Bon. Solo per dire che si trattava dell’esordio della nuova legge sulla sicurezza nazionale in vigore appena dall’1 luglio scorso. Quindi per precisare che, stando alle regole dello sport, l’ormai cinesissima Hong Kong era arrivata prima non una volta sola, minimo due: il fioretto ma in più, sempre fidando che Di Maio chieda la squalifica, la primissima revolverata alla nuca.

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