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Il futuro di cui non sentiamo bisogno

Andrea Mercenaro

Viviamo un'epoca in cui ogni entusiasmo contagioso è accompagnato da una specie di rigor mortis davanti a qualsiasi rinascita della giustizia

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Ti pare di scorgere, laggiù in fondo, persone desiderose di fare figli senza fare l’amore (quando solo nel ’68 era l’opposto), ti sembra di intravvedere un Parlamento dimezzato chissà perché, o magari per risparmiare due spiccioli da giocare in qualche urna; vedi il persistere di quota 100 con l’età media che tenderà ad aggirarsi sui 200 anni e la folla della gente che partecipa alla prenovéna del postghiacciaio piuttosto che al funerale del nonno; distingui, appena in là, i difensori più strenui della libertà e della Costituzione che si accordano sul mezzo vincolo di mandato, noti un entusiasmo contagioso per l’eutanasia che si profila, entusiasmo accompagnato sempre a una specie di rigor mortis davanti a qualsiasi rinascita della giustizia; e scorgi infine, naturalmente, il panorama di desolazione che la decrescita auspicata dai vecchioni per bene, che cazzo c’entra la povera Greta, sta portandoci in dono. Ecco: non paghereste qualcosa anche voi purché vi rubino gli incubi e questa merda di futuro?

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