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Poltrone, poltrone, poltrone

Andrea Mercenaro

Vanno forte nel dibattito: dalla récamier - con un nome che pare immaginato per Giuseppi - alla voyeuse, per i decaduti come Salvini

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Poltrone, poltrone, poltrone. Vanno forte, nel dibattito. Poltrone dunque, ricopio per ripasso. Esistono perciò: la poltrona a pozzetto, la poltrona a dondolo, à la reine, baigneuse, bebé, la poltrona bergère, la cabriolet; inventarono la forma caqueteuse, la chaise longue, la chippendale e la courante; videro la luce la poltrona d’angolo, da biblioteca, trasformabile quest’ultima in scaletta, le poltrone da riposo, o da lettura, c’era la comode col buco sotto per il vasino da notte, ma anche d’honneur erano, le poltrone, o dos-à-dos, che non vuol dire due a due, se mai culo a culo, e à la duchesse, seduta questa che viene prima della fràllero, qui da noi detta fratina. Nacque la poltrona hepplewhite, con lo schienale a scudo che non verrà mai male, la meridiènne che dominò lo stile Impero, e di seguito la poltrona récamier, questa vi prego di rinominarla, récamier, nata nel Direttorio con un nome che pareva da subito immaginato per Giuseppi. E nacque infine, in esclusiva per le sale da gioco, la poltrona voyeuse. Confortevole, funzionale. Chi troppo perdeva alla roulette, perché avrà pure Salvini goduto di un nonno, decadeva a voyeur.

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