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VIDEO ESCLUSIVO - Così lo Stato islamico fa reclutamento in Italia

<p>Questo &egrave; un video di reclutamento tradotto in italiano che lo Stato islamico (Dawlah islamiya) ha finito di produrre questa notte. La versione originale risale alla met&agrave; del luglio scorso, ma adesso il gruppo islamista guidato da Abu Bakr al Baghdadi sta diffondendo traduzioni in lingue diverse.</p>

Daniele Ranieri
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Questo è un video di reclutamento tradotto in italiano che lo Stato islamico (Dawlah islamiya) ha finito di produrre questa notte. La versione originale risale alla metà del luglio scorso, ma adesso il gruppo islamista guidato da Abu Bakr al Baghdadi sta diffondendo traduzioni in lingue diverse per attirare nuovi volontari da tutto il mondo a combattere in Iraq e Siria. 

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La traduzione in italiano di questo video indica che la Dawlah islamiya considera anche il nostro paese come un serbatoio di reclutamento con un grande potenziale. Secondo i servizi segreti ci sarebbero almeno una cinquantina di volontari con passaporto italiano in Siria. Sono numeri lontani da quelli del Regno Unito (500) e della Francia (900), ma evidentemente lo Stato islamico pensa che ci sia una possibilità di crescere ancora in Italia. 

 

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L'uomo nel video si chiama Andre Poulin, è un canadese che si è convertito all'Islam nel 2008. Spiega di non essere un emarginato sociale, di avere avuto la possibilità di una vita normale secondo i canoni dell'occidente – "facevo duemila dollari al mese con il mio lavoro" – ma di avere scelto di arruolarsi nello Stato islamico per combattere in Siria. Le scene di combattimento mostrano la sua morte durante la battaglia per conquistare l'aeroporto di Mennagh, nel nord della Siria, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto 2013. Lo Stato islamico ha conservato i filmati per un anno, prima di trasformarli in un video di reclutamento. 

 

Il video è prodotto secondo standard professionali e non contiene scene particolarmente cruente, a differenza di altri. Forse è stato deciso di cominciare la produzione in italiano con un video di facile distribuzione che non incontrasse problemi di censura sui social media. 

 

La confezione professionale è anche una smentita ovvia per chi sostiene che il video con l'ultimo messaggio del reporter americano James Foley – ucciso dallo Stato islamico – è finto "perché non è sgranato, è fatto troppo bene". In questo campo il jihad in Iraq e Siria è ovviamente alla pari con l'occidente ed è in grado di produrre video migliori di quelli fatti con i telefonini.  

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