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Una fogliata di libri - Overbooking

La zeppa che tiene in piedi la nostra editoria

Antonio Gurrado

Martedì è iniziato il Maggio dei libri, iniziativa del Centro per il libro e la lettura, che ha per tema “Se leggi ti lib(e)ri”. Ma che leggere renda liberi è un luogo comune, contraddetto anche dalla storia

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In enigmistica dicesi zeppa lo schema secondo cui, incorporando una lettera in una parola, se ne ottiene un’altra di senso diverso. E’ differente dal calembour su cui Gesù volle fondare la propria Chiesa (“Tu sei Pietro, e su questa pietra”) ma di comparabile effetto, visto che tiene in piedi l’editoria italiana. Martedì è iniziato il Maggio dei libri, iniziativa del Centro per il libro e la lettura (Cepell), la cui quattordicesima edizione ha per tema “Se leggi ti lib(e)ri”, declinato in tre variazioni: “Lib(e)ri di conoscere”, “Lib(e)ri di sognare”, “Lib(e)ri di creare”.

C’è anche un concorso per progetti di promozione della lettura, i cui vincitori saranno premiati a Roma, ovviamente durante Più libri più liberi. Del resto, il Cepell ha coinvolto le scuole in un’attività di incentivo alla lettura denominata Libriamoci, che sa di liberazione e di leggerezza – anche se, visti alcuni mattoni illeggibili che gli insegnanti infliggono a ragazzi innocenti, avrebbe potuto chiamarsi Libbriamoci (il peso medio di un libro è sui 400 grammi, all’incirca quanto la libbra britannica). Che leggere renda liberi è un luogo comune contraddetto non solo dalla drammatica tendenza alle letture scolastiche obbligatorie ma anche dalla storia (era un libro Mein Kampf, come lo erano le opere di propaganda dell’assolutismo, i catechismi da mandare a memoria, i saggi che contestavano la fisica newtoniana con l’auctoritas di Aristotele…) e dalla propria stessa esistenza: se devo leggere con un obiettivo, non sono più libero di farlo anche se quell’obiettivo è la libertà. La zeppa non passa nemmeno l’esame dell’etimologia: il libro nulla ha che vedere con la libertà (né con la libbra) ma deriva dalla radice indoeuropea lap-, “sbucciare”, poiché i papiri venivano ricavati dalla scorza degli alberi. Meglio ricordarselo, prima che il caso Scurati faccia venire in mente a qualche mattacchione la brillante idea di ribattezzare la ricorrenza di domani come Festa della Librazione; meglio ricordare anche che “libro” e “libero” in inglese si dicono book e free, in tedesco Buch e frei, in norvegese bok e fri – tutte nazioni in cui il gioco di parole non funziona ma si legge comunque più che in Italia.

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