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Vite incrociate

Roberto Persico

La recensione del libro di Antonio Besana, Ares, 160 pp., 14,80 euro
 

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Qualche settimana fa questa pagina ha presentato Comandante, la storia di Salvatore Todaro, capitano del sommergibile “Cappellini”, che ha rischiato la pelle per salvare i naufraghi di una nave nemica che aveva affondato. E Todaro torna anche in questo libro, in compagnia d’un paio di dozzine di altri personaggi, tutti accomunati dallo stesso tratto caratteristico: un gesto di umanità nei confronti dell’avversario.

 
Così troviamo la vicenda del capitano Amerigo Javarone, pilota di un goffo e pesante idrovolante, il Cant Z.501 “Gabbiano”, che si trova di fronte il ben più potente e prestante Sunderland S25 della Raf: l’aereo inglese potrebbe fare dell’italiano un sol boccone, ma si avvicina, saluta e se ne va (forse perché era il 24 dicembre?). Quasi simmetrica la storia di Franz Stigler, pilota tedesco di caccia, che si trova di fianco un bombardiere B-17 americano ridotto a brandelli dalla contraerea: anziché abbatterlo, lo scorta verso la salvezza sulle coste inglesi. Troviamo le vite parallele di Adolf Galland e Douglas Bader, tedesco il primo, inglese il secondo, entrambi fin da bambini innamorati del volo. Galland è ai ferri corti con Göring, perché ha pubblicamente rifiutato di obbedire al suo ordine di sparare sui piloti che si sono lanciati col paracadute; Bader ha perso le gambe in un incidente, ma si è fatto fare due protesi, ed è il primo pilota a guidare un caccia con arti artificiali. Quando Bader viene abbattuto (e si salva lasciando le gambe metalliche nell’aereo che cade) finisce prigioniero di Galland, che sfida l’ira di Göring per far avere al collega/avversario due protesi nuove. Troviamo il sergente Luigi Gorrini, che si abbassa a fior di terra per lanciare una borraccia all’avversario abbattuto, che si è paracadutato nel deserto libico. Troviamo Robert Wright e Kenneth Moore, che nella chiesa di Angoville-au-Plain curano soldati alleati e tedeschi, e quando i tedeschi occupano il villaggio li lasciano continuare la loro opera: la chiesa viene dichiarata territorio neutrale, luogo di cura per tutti. E così via. Certo, chiosa l’autore, manager con la passione della storia, “la vera natura della guerra è fatta di una malvagità totale che la gloria non redime. In mezzo all’inferno della guerra, tuttavia, si verificano talvolta fatti che sembrano negarne l’essenza, redimerne la malvagità”. Forse perché, come ebbe a dire Todaro, “io in quel momento sentivo sulla schiena il peso di molti secoli di civiltà”. 

 

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Vite incrociate
Antonio Besana
Ares, 160 pp., 14,80 euro

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